Il Papa ai diaconi di Roma: vivete per servire, non come leader della vostra agenda
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
“La vita pastorale non è un manuale, ma un’offerta quotidiana; non è un lavoro preparato a tavolino, ma un’avventura eucaristica”. Papa Francesco rivolge queste parole ai diaconi ordinandi presbiteri della diocesi di Roma nel discorso che aveva preparato e poi ha consegnato in occasione dell’udienza di questa mattina, annullata a causa di un lieve stato influenzale. “Il diaconato - scrive il Pontefice - è “la base su cui si fonda” il sacerdozio, il cui fondamento interiore è lo spirito di servizio, “la coscienza diaconale”. Sarete preti per servire, conformati a Gesù che «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita»".
Il linguaggio della vicinanza
“Servire”, secondo il Papa, “è un verbo che rifiuta ogni astrattezza: vuol dire essere disponibili, rinunciare a vivere secondo la propria agenda, essere pronti alle sorprese di Dio che si manifestano attraverso le persone, gli imprevisti, i cambi di programma, le situazioni che non rientrano nei nostri schemi e nella giustezza -di quello che si è studiato”. È un atteggiamento costante che parla “il linguaggio della vicinanza”, “che parla coi fatti più che con le parole”.
Operare con
Le considerazioni di Francesco sfatano l’idea che una volta diventato prete il candidato al sacerdozio possa attuare “in prima persona ciò che aveva desiderato per anni, impostando finalmente le situazioni con il proprio stile e secondo le proprie idee”. “La Santa Madre Chiesa - ammonisce il Papa - per prima cosa non chiede di essere leader, ma cooperatori”, ovvero “operare con”. Il presbitero è quindi “testimone di comunione “ che implica fraternità, fedeltà, docilità”. Quella al sacerdozio è una chiamata ad essere “coristi, non solisti; fratelli nel presbiterato e preti per tutti, non per il proprio gruppo”.
Il primato dello Spirito
Il Pontefice raccomanda ai diaconi quindi una formazione continua, “non da soli, ma sempre in contatto con chi, chiamato ad accompagnarvi, ha percorso più strada nel ministero”. Inoltre ricorda di dare sempre il primato allo Spirito per essere uomini di Dio: “Quando si conta sulle proprie forze, si rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano”, un cuore che "attinge la propria gioia dal Signore e feconda di preghiera le relazioni, non perde di vista la bellezza intramontabile della vita sacerdotale”. Solo “in questa luce - conclude Francesco - con la grazia di Dio, si supera il pericolo di covare dentro di sé un po’ di amarezza e di insoddisfazione per le cose che non vanno come vorremmo”.
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