Francesco: chi rischia la vita per il Vangelo contagi la Chiesa col suo coraggio
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
“Preghiamo perché coloro che in varie parti del mondo rischiano la vita per il Vangelo contagino la Chiesa con il proprio coraggio e la propria spinta missionaria. Aperti alla grazia del martirio”: è l’invito che Francesco rivolge nel video di marzo diffuso dalla Rete Mondiale di Preghiera su YouTube, Facebook, X, Instagram, negli account “Il Video del Papa”, Pontifex e Franciscus. Nel mese in cui si celebra la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri (24 marzo), il Papa sottolinea che “ci saranno sempre martiri tra noi. È il segno che siamo sulla strada giusta” e che “il coraggio dei martiri, la testimonianza dei martiri, è una benedizione per tutti”, prendendo spunto dal colloquio avuto in un campo profughi a Lesbo con un musulmano. “Mia moglie era cristiana. Nel nostro Paese sono venuti i terroristi, ci hanno guardato e ci hanno chiesto la nostra religione - ha raccontato l’uomo al Pontefice -. Hanno visto mia moglie con il crocifisso e le hanno detto di buttarlo per terra. Lei non lo ha fatto e l’hanno sgozzata davanti a me". Non c’era rancore in quelle parole, fa notare Francesco, certo che quell’uomo “si concentrava sull’esempio di amore della moglie, un amore per Cristo che l’ha portata ad accettare e a essere fedele fino alla morte”.
I “martiri tra noi”
Il videomessaggio del Papa del mese di marzo, tradotto in 23 lingue e con una copertura stampa in 114 Paesi, è stato realizzato con il sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN) - organizzazione caritativa cattolica internazionale e fondazione pontificia la cui missione è aiutare i fedeli ovunque siano perseguitati, oppressi o in difficoltà attraverso l'informazione, la preghiera e l'azione - e invita a riflettere su quanti offrono la propria vita come testimoni di Cristo, sulle loro storie, per questo include anche immagini di comunità cristiane in pericolo ed esempi di coraggio, come quello del primo servo di Dio del Pakistan, Akash Bashir, morto a 20 anni nel 2015 per impedire un attacco terroristico a una chiesa piena di fedeli a Lahore. Come lui, oggi, ci sono molti martiri nascosti, che conducono una vita ordinaria con coerenza e con il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, addirittura fino alla morte. “Martiri tra noi”, li chiama Francesco, persone che hanno rischiato la vita per seguire Gesù, per vivere secondo il suo messaggio e per incarnare nel mondo il suo Vangelo di amore, pace e fraternità. Non lo hanno rinnegato o dimenticato, ma hanno mantenuto ferma la fede e dimostrato la propria fedeltà a Gesù Cristo. Per questo, afferma il Papa, indicano il giusto cammino della Chiesa.
Le persecuzioni dei cristiani oggi
“Ci sono più martiri oggi che all'inizio del cristianesimo”, sottolinea Francesco richiamando i dati forniti dagli esperti ed evidenziando come il tema dei cristiani perseguitati che danno la vita per la loro fede sia di grande attualità. Solo nel 2023, Aiuto alla Chiesa che soffre ha ricevuto segnalazioni di persone assassinate o rapite a causa della fede in 40 Paesi, tra i quali Nigeria, dove si registra il maggior numero di uccisioni, Pakistan, in cui sono stati attaccati luoghi di culto e case di cristiani della diocesi di Faisalabad, a Jaranwala, e Burkina Faso, dove i cattolici di Débé sono stati cacciati dal loro villaggio solo a causa della loro fede. Guardando a questo contesto Regina Lynch, presidente esecutivo della fondazione pontificia, rimarca che “la libertà religiosa, riconosciuta nella Dichiarazione universale dei diritti umani, è un diritto inalienabile” e che “nessun cristiano dovrebbe perdere la vita per averla esercitata. È fondamentale garantire il diritto di praticare la propria fede come parte della dignità di tutti gli esseri umani”. Dunque, l'intenzione di Francesco di questo mese è “molto importante per incoraggiare la preghiera per le vittime delle persecuzioni - continua Lynch - così come per sostenere coloro che subiscono discriminazioni a causa della loro fede. Inoltre, dobbiamo impegnare i politici a difendere i diritti dei più vulnerabili”.
Il coraggio di testimoniare con la propria vita
Padre Frédéric Fornos, direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ricorda l’incoraggiamento di San Francesco d'Assisi a predicare il Vangelo, e se proprio necessario a usare “anche le parole”. “Siamo chiamati a testimoniare Cristo con tutta la nostra vita. Un martire è un testimone di Cristo la cui stessa esistenza è una testimonianza vivente - spiega - cioè incarna il Vangelo a rischio della propria vita, senza ricorrere alla violenza”. E allora l’intenzione di preghiera di Francesco esorta a riflettere su “come testimoniamo Cristo nel luogo in cui ci troviamo”, rileva padre Fornos, aggiungendo che se “non tutti siamo chiamati a rischiare la vita per essere fedeli a Gesù Cristo”, è possibile però interrogarsi e chiedersi se “di fronte a situazioni che vanno contro l'etica cristiana, contro il Vangelo”, nel proprio lavoro, nelle proprie attività, nella propria cerchia sociale o nella propria famiglia, si prende o meno “posizione per seguire il cammino di Cristo nonostante le difficoltà e le sfide che possono sorgere”.
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