Francesco: diamo "corpo e cuore” al Vangelo in mezzo alle sfide di guerre e povertà
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
I cristiani sono chiamati a diventare uomini e donne di speranza per rispondere alla vocazione affidata da Dio e per poter lavorare con frutto per la giustizia e la pace. Francesco lo scrive in occasione della 61.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, il prossimo 21 aprile, dal titolo “Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”. Un messaggio nel quale il Papa si rivolge a singoli e comunità, “nella varietà dei carismi e dei ministeri”
Siamo tutti chiamati a “dare corpo e cuore” alla speranza del Vangelo in un mondo segnato da sfide epocali: l’avanzare minaccioso di una terza guerra mondiale a pezzi; le folle di migranti che fuggono dalla loro terra alla ricerca di un futuro migliore; il costante aumento dei poveri; il pericolo di compromettere in modo irreversibile la salute del nostro pianeta. E a tutto ciò si aggiungono le difficoltà che incontriamo quotidianamente e che, a volte, rischiano di gettarci nella rassegnazione o nel disfattismo
Giovani, lasciatevi affascinare da Gesù
La Giornata per le Vocazioni, si legge ancora, “è sempre una bella occasione” per ricordare l’impegno, spesso nascosto, di chi ha abbracciato “una chiamata” che coinvolge tutta la vita. Francesco guarda alle mamme e ai papà nel servizio ai loro figli; a chi lavora con dedizione e spirito di collaborazione; a chi è impegnato nella costruzione di “un mondo più giusto, un’economia più solidale, una politica più equa, una società più umana”; a chi si spende per il bene comune; ai consacrati che portano avanti il loro carisma mettendolo a disposizione di coloro che incontrano” e a chi ha “accolto la chiamata al sacerdozio ordinato e si dedicano all’annuncio del Vangelo”
Ai giovani, specialmente a quanti si sentono lontani o nutrono diffidenza verso la Chiesa, vorrei dire: lasciatevi affascinare da Gesù, rivolgetegli le vostre domande importanti, attraverso le pagine del Vangelo, lasciatevi inquietare dalla sua presenza che sempre ci mette beneficamente in crisi
Grande famiglia
Ogni cristiano, nella "polifonia dei carismi e delle vocazioni", indica ancora il Pontefice, è parte integrante di una grande famiglia: il popolo di Dio in cammino per le strade del mondo
Non siamo isole chiuse in sé stesse, ma siamo parti del tutto. Perciò, la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni porta impresso il timbro della sinodalità: molti sono i carismi e siamo chiamati ad ascoltarci reciprocamente e a camminare insieme per scoprirli e per discernere a che cosa lo Spirito ci chiama per il bene di tutti.
Verso il Giubileo
I cristiani stanno camminando come pellegrini di speranza verso l’Anno giubilare del 2025, per “essere nel mondo portatori e testimoni del sogno di Gesù: formare una sola famiglia, unita nell’amore di Dio e stretta nel vincolo della carità, della condivisione e della fraternità”.
In quest’anno 2024, dedicato proprio alla preghiera in preparazione al Giubileo, siamo chiamati a riscoprire il dono inestimabile di poter dialogare con il Signore, da cuore a cuore, diventando così pellegrini di speranza
Essere pellegrini di speranza significa avere chiara la meta e concentrarsi sul passo presente, spiega ancora Francesco, spogliandosi dell’inutile, portando con sé solo l’essenziale, e lottando “ogni giorno perché la stanchezza, la paura, l’incertezza e le oscurità non blocchino il cammino intrapreso”. Significa, quindi, tendere “verso un futuro migliore” e impegnarsi “a costruirlo lungo il cammino”.
In questo nostro tempo, allora, è decisivo per noi cristiani coltivare uno sguardo pieno di speranza, per poter lavorare con frutto, rispondendo alla vocazione che ci è stata affidata, al servizio del Regno di Dio, Regno di amore, di giustizia e di pace.
Nessuno escluso
Pellegrini di speranza e costruttori di pace fondano “la propria esistenza” sulla risurrezione di Cristo, sapendo che “nonostante fallimenti e battute d’arresto”, il bene seminato “cresce in modo silenzioso” e che nulla può separare della meta ultima “l’incontro con Cristo e la gioia di vivere nella fraternità tra di noi per l’eternità”. Nessuno, conclude Francesco, si deve sentire escluso da questa chiamata, tutti devono avere il coraggio di mettersi in gioco, nella cura verso coloro che ci sono accanto e l’ambiente che si vive.
Svegliamoci dal sonno, usciamo dall’indifferenza, apriamo le sbarre della prigione in cui a volte ci siamo rinchiusi, perché ciascuno di noi possa scoprire la propria vocazione nella Chiesa e nel mondo e diventare pellegrino di speranza e artefice di pace!
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