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Il Papa incontra Mundiya Kepanga, uno dei leader indigeni della Papua Nuova Guinea Il Papa incontra Mundiya Kepanga, uno dei leader indigeni della Papua Nuova Guinea

Dal Papa uno dei leader indigeni della Papua Nuova Guinea

Mundiya Kepanga, capo della tribù Huli, ha incontrato privatamente Francesco nello studio dell’Aula Paolo VI e poi ha partecipato all’udienza generale in Piazza San Pietro. Al Pontefice ha presentato la sua storia e il suo impegno, espresso anche attraverso la poesia, contro la deforestazione

di Fabrizio Peloni

Nel giorno in cui si celebra Nostra Signora di Luján e si recita la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei - mercoledì 8 maggio - il Papa ha aperto l’udienza generale deponendo un omaggio floreale ai piedi della piccola statua della patrona dell’Argentina, collocata per l’occasione sul sagrato di piazza San Pietro. E nei saluti ai fedeli di lingua spagnola e a quelli di lingua italiana, prima del canto del Pater Noster, Francesco ha chiesto di pregare per l’Argentina «affinché il Signore l’aiuti nel suo cammino»; e, nel giorno in cui «la Chiesa eleva la preghiera della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei», ha invitato tutti «ad invocare l’intercessione di Maria, affinché il Signore conceda pace al mondo intero», esortando «a valorizzare in questo mese di maggio la preghiera del santo Rosario».

L'incontro con Mundiya Kepanga

Mundiya Kepanga, considerato uno dei leader indigeni della Papua Nuova Guinea e capo della tribù Huli, dopo aver incontrato privatamente Francesco nello studio dell’Aula Paolo VI, ha partecipato all’udienza generale. Al Papa ha presentato la sua storia e il suo impegno - espresso anche attraverso la poesia - contro la deforestazione che ha registrato una drammatica accelerazione nel suo Paese negli ultimi anni. Stamane ha affidato questo «amore per la foresta» a Papa Francesco che, ha detto Kepanga, «ha molto a cuore la nostra casa comune e la cui voce è alta ed è ascoltata da tanti».

L'abbraccio a Giacomo, affetto da distrofia

Giacomo Mattivi, giovane ventunenne con la distrofia muscolare di Duchenne, ha condiviso stamani con il Papa un abbraccio di speranza: ieri è intervenuto all’inaugurazione della mostra “Changes”, in corso fino al 27 maggio in piazza San Pietro tra le colonne antistanti il Braccio di Carlo Magno. «Al Papa ho detto che per me i cambiamenti sono sinonimo di speranza e i bambini, con la loro forza, tutti insieme, faranno sì che questa speranza diventi realtà» ha affermato Giacomo, accompagnato dal papà Stefano. Con loro i partecipanti al seminario “Art and Communication to Generate Change” e gli artisti che hanno esposto le proprie fotografie alla mostra, curata da Lia e Marianna Beltrami nell’ambito del progetto “Emotions to Generate Change” e realizzata insieme con il Dicastero per la comunicazione, in collaborazione con il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e il Centro di Alta formazione Laudato si’. Provengono da diversi ambiti e Paesi e sono a Roma proprio per approfondire il rapporto tra arte, comunicazione, emozioni e cambiamenti climatici. Le 24 fotografie della mostra - montate su supporti realizzati con il legno recuperato dopo la tempesta Vaia, nella provincia di Trento - provengono da Borneo, Bangladesh, Togo, Etiopia, Amazzonia, Florida, Grecia, Italia, Islanda, Australia e Turchia. Sono un’interpretazione fotografica del Cantico delle creature, con i contrasti degli effetti dei cambiamenti climatici, da un lato, e, dall’altro, la speranza data dalle emozioni generate dall’opera creatrice di Dio, con il riferimento costante all’esortazione apostolica Laudate Deum di Papa Francesco.

Circa 70 fedeli dal Camerun 

Circa 300 allievi marescialli della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza a L’Aquila hanno partecipato all’udienza generale per donare al Papa la “Campana del dovere”, come ha spiegato don Luca Giuliani, cappellano militare dell’istituto, che ha accompagnato il gruppo. Francesca Chiti e Libanio Merlini sono venuti da Certaldo «per incontrare il Papa per i 60 anni di matrimonio». E dalla diocesi camerunense di Buéa, nella regione sud ovest del Paese africano, hanno partecipato all’udienza generale circa 70 fedeli. Accompagnati dal vescovo, monsignor Michael Miabesue Bibi, e da alcuni sacerdoti, sono arrivati in Italia il 1° maggio per un pellegrinaggio -che li ha portati anche ad Assisi - organizzato in occasione del 75° anniversario della diocesi.

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08 maggio 2024, 16:00