Il Papa alle Acli: siate voce di una cultura di pace e vicini alla gente con lo stile di Gesù
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Luoghi “dove è possibile incontrare dei ‘santi della porta accanto’, che non finiscono sulle prime pagine dei giornali, ma a volte cambiano concretamente le cose, in bene”, grazie all’impegno e alla dedizione “nel servizio alla società”: Papa Francesco definisce così le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli) che quest’anno festeggiano l’ottantesimo anniversario di fondazione. Il Pontefice ne incontra seimila rappresentanti nell’Aula Paolo VI, ricordando tutte quelle persone che si sono prodigate per lavoratori, pensionati, giovani, stranieri e individui “in situazioni di bisogno”. “Una presenza importante nella società” quella delle Acli, aggiunge Francesco che chiede a quanti ne fanno parte di impegnarsi per la pace, in questo “mondo insanguinato da tante guerre”.
Le Acli siano voce di una cultura della pace, uno spazio in cui affermare che la guerra non è mai “inevitabile” mentre la pace è sempre possibile; e che questo vale sia nei rapporti tra gli Stati, sia nella vita delle famiglie, delle comunità e nei luoghi di lavoro.
Servono luoghi per elaborare progetti di bene comune
Nel suo discorso, il Papa si sofferma sullo stile che deve contraddistinguere le Acli, che deve essere popolare, sinodale, democratico, pacifico e cristiano. Per Francesco, stile popolare vuol dire “essere vicini alla gente”, “essere e sentirsi parte del popolo”, “vivere e condividere le gioie e le sfide quotidiane della comunità, imparando dai valori e dalla saggezza della gente semplice”, e “implica riconoscere che i grandi progetti sociali e le trasformazioni durature nascono dal basso” e “dall’impegno condiviso e dai sogni collettivi”, perché “la vera essenza del popolo risiede nella solidarietà e nel senso di appartenenza”.
Nel contesto di una società che è frammentata – lo sappiamo – e di una cultura individualista, abbiamo un grande bisogno di luoghi in cui le persone possano sperimentare questo senso di appartenenza che sia creativo e dinamico, un senso di appartenenza creativo e dinamico che aiuta a passare dall’io al noi, a elaborare insieme progetti di bene comune e a trovare le vie e i modi per realizzarli.
Vocazione dei circoli Acli è quella di “aprire le porte e tenerle aperte”, prosegue il Pontefice, “accogliere le persone, permettere loro di costruire legami di solidarietà e senso di appartenenza”, in modo tale da “intraprendere insieme un cammino di integrazione” che porti a “una cultura dell’incontro”.
Lo stile sinodale
Circa lo stile sinodale, il “lavorare insieme, collaborare per il bene comune”, è quello che testimoniano le “persone che appartengono a diversi orizzonti culturali, sociali, politici e anche ecclesiali” impegnate nelle Acli, che il Papa invita a mescolarsi “con le altre forze della società, facendo rete e promuovendo progetti condivisi” e soprattutto avendo attenzione verso i più deboli, “perché nessuno sia lasciato indietro”.
Ci sia un posto per tutti nella società
Da sempre, tratto distintivo delle Acli è poi lo stile democratico, “la fedeltà alla democrazia”, di cui oggi c’è tanto bisogno, sottolinea Francesco.
Democratica è quella società in cui c’è davvero un posto per tutti, nella realtà dei fatti e non solo nelle dichiarazioni e sulla carta. Per questo è importante il molto lavoro che fate soprattutto per sostenere chi rischia l’emarginazione: i giovani, ai quali in particolare destinate le iniziative di formazione professionale; le donne, che spesso continuano a patire forme di discriminazione e disuguaglianza; i lavoratori più fragili e i migranti, che nelle Acli trovano qualcuno capace di aiutarli a ottenere il rispetto dei propri diritti; e infine gli anziani e i pensionati, che troppo facilmente si ritrovano “scartati” dalla società. E questa è un’ingiustizia.
Il Papa raccomanda di non limitarsi ad offrire assistenza ma di “promuovere la dignità di ogni persona” e di fare in modo “che ciascuno possa mettere in campo le proprie risorse e il proprio contributo”.
Impegnarsi per la pace
Quanto allo stile pacifico, Francesco richiama quella “‘capacità di “intercedere’, cioè di situarsi tra i contendenti, mettendo una mano sulla spalla di entrambi e accettando il rischio che questo comporta” di cui ha parlato il cardinale Martini durante una veglia di preghiera per la pace, e specifica cosa vuol dire impegnarsi per la pace.
Costruisce la pace chi sa prendere posizione con chiarezza, ma al tempo stesso si sforza di costruire ponti, di ascoltare e comprendere le diverse parti in causa, promuovendo il dialogo e la riconciliazione. Intercedere per la pace è qualcosa che va ben oltre il semplice compromesso politico, perché richiede di mettersi in gioco e assumere un rischio. Il nostro mondo, lo sappiamo, è segnato da conflitti e divisioni, e la vostra testimonianza di operatori di pace, di intercessori per la pace, è quanto mai necessaria e preziosa.
Avere lo stile di Cristo
Infine lo stile cristiano è quello che guarda a Dio che si ispira alla vita di Gesù, chiarisce il Papa, specificando che “assumere uno stile cristiano” significa non solo prevedere momenti di preghiera negli incontri ma anche “crescere nella familiarità con il Signore e nello spirito del Vangelo, perché esso possa permeare tutto ciò che facciamo e la nostra azione abbia lo stile di Cristo e lo renda presente nel mondo”. L’invito di Francesco alle Acli, di fronte a quelle “visioni culturali che rischiano di annullare la bellezza della dignità umana e di lacerare la società”, è a coltivare quel “nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole” menzionato nella Fratelli tutti. In pratica il sogno di San Francesco di Assisi e di tanti altri santi, cristiani e credenti di ogni fede.
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