Il Papa: coltivatori e non predatori del Creato, porre limiti etici allo sviluppo
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
È la speranza la strada che Papa Francesco indica per ritrovare l'armonia la con natura nel suo Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato che ricorre il 1° settembre, dedicato al tema scelto per l’edizione 2024 della ricorrenza, “Spera e agisci con il creato”. Speranza per non rimanere schiacciati davanti al “male nel mondo”, all’ingiustizia, alle “tante guerre fratricide che fanno morire i bambini, distruggono le città, inquinano l’ambiente vitale dell’uomo”, e alla “madre terra, violentata e devastata”, perché la speranza rende consapevoli del fatto che “tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano impazientemente” al superamento della condizione presente e al ristabilirsi di quella originaria, ossia quella antecedente al peccato di Adamo.
Anche la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione
Pure il creato “è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura”, evidenzia Francesco nel documento, pubblicato oggi 27 giugno, ma anche la “creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”, dunque “nella redenzione di Cristo” si può “contemplare in speranza il legame di solidarietà tra gli esseri uomini e tutte le altre creature”.
La pericolosità del potere umano
È una speranza, sottolinea ancora il Pontefice, da coltivare rendendosi conto dei pericoli che l’uomo può generare, perché, come già ribadito nella Laudate Deum, nonostante i “progressi tecnologici” compiuti, “non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza”. Il potere umano, infatti, è ormai “incontrollato, genera mostri e si ritorce contro noi stessi”. Per tale motivo, afferma Francesco, “oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura” e non a “servizio della pace e dello sviluppo integrale”.
Lo Spirito Santo guida i passi dell’uomo
Bisogna comprendere che “lo Spirito Santo ci accompagna nella vita”, come “hanno capito bene i bambini e le bambine riuniti in Piazza San Pietro per la loro prima Giornata Mondiale”, rimarca il Papa, spiegando che Dio “è Padre amorevole, Figlio amico e redentore di ogni uomo e Spirito Santo che guida i nostri passi sulla via della carità”, perciò obbedire allo Spirito porta l’uomo a cambiare “radicalmente”, ad essere “coltivatore del giardino” e non “predatore”. “La terra è affidata all’uomo, ma resta di Dio. Questo è l’antropocentrismo teologale della tradizione ebraico-cristiana”, chiarisce Francesco, aggiungendo che, invece, “pretendere di possedere e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria” e che “l’uomo prometeico, ubriaco del proprio potere tecnocratico”, in maniera arrogante, “priva” la terra “della grazia di Dio”.
La salvaguardia del creato questione etica e teologica
Ma “oggi, anche grazie alle scoperte della fisica contemporanea, il legame tra materia e spirito” non ci è del tutto ignoto e questo aiuta a comprendere che “la salvaguardia del creato” è “una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio”, fa notare il Papa, intreccio che “risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo”, e allora “c’è una motivazione trascendente (teologico-etica) che impegna il cristiano a promuovere la giustizia e la pace nel mondo, anche attraverso la destinazione universale dei beni”.
Vivere la speranza nei drammi dell’umanità e nel dolore della natura
Il Messaggio di Francesco invita a vivere concretamente la speranza, perché “l’esistenza del cristiano è vita di fede” che è “operosa nella carità”, mentre attende il “ritorno del Signore nella sua gloria”. E allora questa speranza i credenti devono testimoniarla “dentro i drammi della carne umana sofferente”, “animati da visioni di amore, di fratellanza, di amicizia e di giustizia per tutti”, facendo sì che “la salvezza cristiana” entri “nello spessore del dolore del mondo”, che è quello dell’uomo e della natura, che è il suo “ambiente vitale”. Poiché tale speranza “sa che tutto tende alla gloria di Dio, alla consumazione finale nella sua pace”, anche se nel tempo che scorre “condividiamo dolore e sofferenza”. E se “la creazione intera geme”, ricorda il Papa, resta fiduciosa “in Dio” e si affida a Lui, “in vista della realizzazione del suo disegno, che è gioia, amore e pace nello Spirito Santo”.
Una lettura alternativa della storia
In pratica, “la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana”, sintetizza Francesco, “è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane” che non è “illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile”, è “attesa paziente”. In tale attesa, come Gioacchino da Fiore, che “in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra papato e impero, di crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa” ha indicato “l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana”, il Papa esorta a quello “spirito di amicizia sociale e di fratellanza universale” proposto nella Fratelli tutti e auspica che “questa armonia tra umani” si estenda “anche al creato” e che ci sia una “responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo”. E allora “sperare e agire con il creato”, scrive Francesco, significa “unire le forze”, camminare “insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”, vuol dire “vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea” alla quale “i credenti sono predestinati in Cristo”.
L’uomo ristabilisca le relazioni con Dio, gli altri e il cosmo
Per affrontare la realtà attuale, “nell’attesa speranzosa” del ritorno di Cristo, ci viene in aiuto lo Spirito Santo, che “tiene vigile la comunità credente e la istruisce continuamente”, conclude il Papa, ispira “conversione negli stili di vita” affinché venga meno l’“arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura” e ci si prenda “cura degli altri e del creato”. Perché c’è da ristabilire la relazione “con Dio”, quella “con sé stesso e gli altri esseri umani e quella con il cosmo” che “il peccato di Adamo ha distrutto”. “Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente, ristabilite, salvate”, avverte Francesco, poiché “se ne manca una tutto fallisce”.
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