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Papa Francesco saluta al termine dell'udienza generale tre donne ucraina, madri e mogli di prigionieri Papa Francesco saluta al termine dell'udienza generale tre donne ucraina, madri e mogli di prigionieri

Dal Papa tre donne ucraine per raccontare la follia della guerra

Alla fine dell’udienza generale, un gruppo di madri e mogli di militari fatti prigionieri dai russi dopo aver difeso strenuamente Mariupol, hanno consegnato a Francesco un quadro in cui è raffigurato il loro dolore straziante e al tempo stesso la preghiera perché vengano liberati i propri cari. Hanno inoltre chiesto il sostegno del Pontefice per l’apertura di corridoi umanitari al fine di permettere lo scambio di prigionieri

di Fabrizio Peloni

«Questa è la più autentica rappresentazione del nostro dolore e al tempo stesso della nostra preghiera». Lo hanno raccontato stamattina al Papa durante l’udienza generale, tre donne ucraine, mamme e mogli di prigionieri di guerra, catturati dopo aver difeso strenuamente Mariupol. Hanno infatti consegnato nelle mani di Francesco un quadro di una pittrice della stessa città, Natalia, raffigurante due donne vicine tra loro, di cui una in ginocchio, straziate e raccolte in preghiera. Alle loro spalle tanti uomini dipinti con colori cupi, bui, quasi irriconoscibili. E a separare le donne dagli uomini un filo spinato.

Il dipinto donato a Papa Francesco
Il dipinto donato a Papa Francesco

Doni simbolici

Nella realtà quotidiana queste donne da mesi ormai non conoscono il destino dei loro figli e mariti. I prigionieri di guerra di Mariupol sembrerebbero subire un trattamento ancora più duro: il figlio di una delle presenti è stato condannato a 20 anni di carcere dal tribunale russo. Le donne hanno inoltre donato al Pontefice - che nella catechesi ha ricordato nuovamente di tenere sulla scrivania «un’edizione in ucraino di Nuovo Testamento e Salmi, di un soldato morto in guerra» - una moneta ricavata dalla scheggia di un proiettile, all’interno di un cofanetto azzurro e giallo come i colori della bandiera ucraina. E poi tanti disegni e lavoretti realizzati da bambini che stanno conoscendo il terrore della guerra, quei piccoli che «come dice Papa Francesco non sono più capaci di ridere», ha raccontato una di esse. «Vorremmo avere notizie sulla possibilità di aprire corridoi umanitari per permettere lo scambio di prigionieri e in questo vogliamo ringraziare tanto il Santo Padre» hanno aggiunto.

In piazza il parlamentare ucraino Kalaur, accompagnato dall'arcivescovo di Lviv

Poco distante da loro, accompagnato dall’arcivescovo metropolita di Lviv, Mieczysław Mokrzycki, era presente il professor Ivan Kalaur, parlamentare ucraino, che il prossimo 24 giugno insieme con il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, consegnerà un’ambulanza donata da Papa Francesco all’ospedale Zboliv nella regione di Leopoli. Kalaur è impegnato attivamente nell’arcidiocesi di Lviv e si sta occupando anche della liberazione di bambini ucraini rapiti dall’esercito russo.

Il saluto al segretario generale della Global Foundation

Steve Howard, segretario generale della Global Foundation - sorta in Australia e ormai presente in tutti i continenti -, accompagnato dall’ambasciatrice australiana presso la Santa Sede, Chiara Porro, ha presentato al Pontefice i progressi fatti nella “globalizzazione cooperativa”, «quella che va a risanare i mali prodotti da una globalizzazione irresponsabile, come lui stesso ci chiese nel 2017», illustrando i lavori della tavola rotonda in corso in questi giorni a Roma. Tra i partecipanti l’arcivescovo Vincenzo Paglia e alti funzionari delle Nazioni Unite. Ispirati dal motto della stessa Fondazione (“Insieme ci impegniamo per il bene comune globale”) «il nostro impegno — prosegue Howard — è volto alle periferie del mondo, seguendo l’esempio di san Francesco: in Amazzonia per proteggere la foresta tropicale, in India per supportare la transizione energetica e anche in Cina per affrontare la tematica dell’intelligenza artificiale». La delegazione nel pomeriggio si reca ad Assisi per presentare il progetto di una piccola cappella in prossimità dell’eremo delle carceri, nel cuore di un bosco di lecci secolari.

Il Papa saluta alcuni pellegrini dopo l'udienza generale
Il Papa saluta alcuni pellegrini dopo l'udienza generale

L'associazione "Amici del cardinale Costantini"

«Celso Costantini è stato il principale protagonista della svolta nei rapporti della Santa Sede con il governo cinese, e già nel 1926 aveva formulato una bozza di convenzione di accordo». A parlare è monsignor Bruno Fabio Pighin - curatore del libro Il cardinale Celso Costantini e la Cina - Costruttore di un “ponte” tra Oriente e Occidente - presente all’udienza generale con un gruppo di ottanta persone dell’Associazione “Amici del cardinale Costantini”, proveniente dalla diocesi di Concordia-Pordenone, terra di origine di colui che nel 1922 fu nominato primo delegato apostolico in Cina. Monsignor Pighin ha donato una copia del volume al Pontefice «che tanto ama il popolo cinese, come il cardinale Costantini, grande evangelizzatore della Cina». La delegazione, guidata dal vescovo Giuseppe Pellegrini, è a Roma per omaggiare Costantini nel centenario del Concilio di Shanghai, di cui fu presidente. Domani pomeriggio, 20 giugno, il libro sarà presentato alla Pontificia Università Urbaniana dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che ha firmato la prefazione.

Un progetto di agricoltura sostenibile

I membri dell’Associazione “Chicco per Emdibir”, con sede in diocesi di Tortona, sono venuti in piazza San Pietro «per presentare il progetto di un’agricoltura sostenibile per i Paesi del terzo mondo», come affermato dalla presidente Elena Passadori. Del gruppo fanno parte anche docenti dell’Università Cattolica di Piacenza, tra cui il professor Giuseppe Bertoni che ha donato al Papa il volume Produzione di cibo appropriato sufficiente, sicuro e sostenibile, perché «Francesco ha a cuore la salvaguardia sia dell’uomo che del creato, attraverso il buon uso delle tecnologie». Con loro, dalla Papua Nuova Guinea, è venuto Baldassare, protagonista di un progetto agricolo pilota in una delle regioni più povere del Paese che Papa Francesco visiterà a settembre. «Il valore di questo progetto sta nel permettere la crescita delle famiglie attraverso la forza e la dignità umana che solo il lavoro può portare alle persone» ha spiegato.

Olte 200 delegati della Fism

Infine, tra i presenti, il presidente della Federazione italiana scuole materne (Fism), Giampiero Redaelli, con 250 delegati provinciali e regionali. Per Redaelli l’incontro col Papa, che apre ufficialmente il XIII Congresso nazionale, è «l’occasione per una riflessione sugli indirizzi che la Federazione adotterà nel prossimo quadriennio, avendo per motto “prima i bambini”». Celebrando i suoi 50 anni, la Fism ha voluto segnare questo appuntamento come rilancio della propria missione educativa, attraverso lo slogan “Prendiamo il largo”. «Ora la navigazione è iniziata ed abbiamo una prima tappa strategica per il futuro delle scuole» ha concluso Redaelli.

Un dono per il Pontefice
Un dono per il Pontefice

I ragazzi Masai

Sempre in tema di patto educativo globale, dalla scuola cattolica Saint Louis di Endulen, nel parco di Ngoro Ngoro, in Tanzania, sei ragazzi masai tra i 12 e i 15 anni e il loro maestro, in rappresentanza degli altri trecento compagni di scuola, hanno salutato Papa Francesco al termine dell’udienza generale. Sono venuti in Italia in “vacanza premio” per il loro rendimento scolastico e sono stati ospitati nel Mantovano per un mese circa da alcune famiglie, tra cui i coniugi Mirandola che questa mattina li hanno accompagnati in piazza.

Una folta rappresentanza della comunità boliviana di Roma ha partecipato infine all’udienza generale insieme con don Javier Ortiz parroco della basilica del Sacro Cuore di Gesù a Castro Pretorio, punto di riferimento per i fedeli di questa nazione, e con l’ambasciatrice presso la Santa Sede, Teresa Subieta, visibilmente emozionata di poter presentare i suoi connazionali al Papa.

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19 giugno 2024, 15:40