Il coraggio e lo zelo apostolico della Chiesa timorese
Antonella Palermo - Città del Vaticano
La vivacità della Chiesa timorese e le espressioni di grande affetto dimostrate al Successore di Pietro in questa terra che molto ha patito sono di un calore straordinario. La carica di testimonianza cristiana intrisa nella storia di Timor-Leste e rilanciata dal discorso del Papa in cattedrale è venuta fuori in stili diversi da suor Rosa Sarmento, della Congregazione delle Figlie della Carità Canossiane, dal sacerdote diocesano Sancho Amaral e dal catechista quasi novantenne Florentino de Jesus Martins che hanno riferito la loro esperienza ecclesiale prima che il Pontefice prendesse la parola.
Suor Rosa: il futuro è radioso e promettente
È stata la suora a evidenziare la fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose di cui provvidenzialmente gode Timor-Leste, Paese dove è stato portato l'annuncio di Gesù sulle orme di San Francesco Saverio, "missionario di eccellenza d'Oriente", ma che ora manda missionari nel mondo. È questa apertura, ne è convinta Rosa, che farà crescere la dimensione sinodale della Chiesa timorese e consolidare quella fraternità umana che già si sta praticando qui. Si fa portavoce della gratitudine di tutti, la donna, per il fatto che il Papa è arrivato fin qui, in questa "Chiesa in uscita". "Il futuro della Chiesa e della nazione - rincuora - è radioso e promettente".
Don Sancho e la resistenza durante la guerra
E poi c'è l'audacia con cui il prete Sancho ha affrontato, durante il processo di indipendenza di Timor-Leste, il trasferimento da Dili a Ossu del comandante in capo Kay Rala Xanana Gusmão accompagnandolo e sfidando seri pericoli per la propria e altrui incolumità. Il suo racconta riporta ai tempi bui dell'occupazione indonesiana. Era il 1991, a Dili, gli fu chiesto di andare all'Est; la preghiera e il discernimento gli fecero decidere di eseguire nonostante la paura e la iniziale resistenza. A un posto di blocco si pensava di non farcela: il rispetto per la sua talare li salvò, lui e il capo della resistenza. Ciò permise a Xanana e ai suoi collaboratori di lavorare con i compagni nella foresta. Fu una lezione appresa in guerra: "Dio sa come prendersi cura di coloro che ha chiamato nella missione".
Il catechista Florentino, la dedizione nel portare il Vangelo
Infine il coraggio di Florentino. Con una giacca multicolore che lo fa apparire un trentenne, parla dinanzi a Francesco raccontando la sua lunghissima esprienza di catechista. Per cinquant'anni è stato prima volontario poi permanente, con zelo e senso di responsabilità ha percorso un'infinità di chilometri a piedi, anche sotto le intemperie, pur di non far mancare la Comunione e la Parola nelle zone più interne del Paese. Oggi ha 89 anni, è malato di Parkinson, ma resiste e ha voluto dare la sua testimonianza, continuando, come dice, a dare consigli e sostegno morale agli altri catechisti che ne hanno bisogno. Il Papa, a braccio, nel salutarlo, scherzosamente lo ha paragonato a San Paolo: "Non si sono paralizzate le labbra per annunciare il Vangelo e per battezzare". Come tanti altri, centinaia e centinaia, ha offerto un contributo fondamentale nella storia della Chiesa timorese, così come numerosi suoi omologhi lo hanno fatto e continuano a farlo nelle terre visitate in questo viaggio apostolico dal Papa il quale molto e in diverse occasioni li ha elogiati.
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