Cerca

Il Papa: uguale dignità tra uomo e donna, no a dicotomie ideologiche

Francesco visita la Université Catholique de Louvain, dove incontra i giovani studenti che in una lettera presentano le loro istanze e critiche su creato, disuguaglianze, ruolo della donna. Il Pontefice ribadisce l'importanza femminile chiedendo di non cadere in "rivendicazioni" che oppongono uomini e donne, denuncia la brutalità delle guerre e i mali di corruzione e sfruttamento ed esorta a studiare per il bene comune, cercando "la verità che rende liberi"

Salvatore Cernuzio - Inviato a Bruxelles

Parla di futuro e delle angosce di tanti giovani; parla di mali che distruggono il mondo, a cominciare dalla guerra che inquina pure la religione (e questa è “una bestemmia”); parla di oppressione, soprusi e scarto; parla dell’urgenza del tema ecologico e dell’arroganza dei potenti che mette sempre davanti l’interesse economico. Ma soprattutto parla della donna, la cui dignità non è sancita dalle ideologie; la donna che è “figlia, sorella, madre” per la Chiesa che, a sua volta, è “popolo di Dio” e non “azienda multinazionale”. Quindi la donna come persona, per questo da amare e rispettare “dal principio” e non da tirare in mezzo a “rivendicazioni”. Parla, insomma, delle emergenze di oggi e di domani e delle “dicotomie ideologiche” che distruggono il dialogo, Papa Francesco, ai giovani studenti dell’Université Catholique de Louvain, che incontra oggi nel penultimo appuntamento del viaggio in Belgio.

La città universitaria

Il Papa si reca nel pomeriggio nell’Aula Magna di questa struttura ultra moderna, nata nel 1968 dopo la divisione dalla Katholieke Universiteit Leuven, visitata ieri. Divisione dovuta alle differenze linguistiche: francese la UC Louvain, fiamminga la KU Leuven. L’Ateneo sorge nella nuova città creata per ospitarla, Louvain-la-Neuve, a circa 24 km a sud-ovest di Lovanio, affacciata su un lago con ampi spazi verdi, brasserie, palestre, B&B e spazi decorati da murales. L'opposto, quindi, dalle antiche mura in legno e l’architettura gotica della Katholieke Universiteit. È evidente, qui, il tocco di quei giovani che sentono impellenti le battaglie per la cura del Creato e per un maggiore spazio della donna nella Chiesa e nella società, come scrivono in una lettera frutto di un lavoro congiunto di studenti, docenti e ricercatori.

Musica e applausi

La leggono a inizio evento in Aula Magna, con il palco dalla moquette blu elettrico. Sopra ci si esibisce l’orchestra dell’Ateneo che saluta l’ingresso del Papa con una versione jazz de “Il Cantico delle Creature”, che parte già alla firma il Libro d’onore e prosegue anche durante l’applauso scrosciante di quasi 4 minuti che accompagna l’entrata di Francesco.

Ancora musica, questa volta brani classici rivistati con il basso, mentre si proietta un video su transizione ecologica ed ecosistema. Poi il saluto della rettrice, Françoise Smets, che assicura l’impegno dell’Ateneo per “la costruzione dei cambiamenti” attraverso ricerca, insegnamento e servizio alla società, a partire dalla enciclica Laudato si’. Impegno non solo per il creato ma anche per contrastare le disuguaglianze e favorire un maggiore protagonismo femminile. Il Papa si alza in piedi per stringerle la mano, poi dopo ancora video-testimonianze ed esibizioni musicali, prende la parola e offre indicazioni sugli stessi temi.

Le donne nella Chiesa e nella società

Il ruolo delle donne nella Chiesa, anzitutto, tema che “sta a cuore a me ancora prima ai miei predecessori”, rimarca Francesco, menzionando “violenze e ingiustizie” del passato che “insieme a pregiudizi ideologici” pesano sul presente. Il Papa richiama tutti al punto di partenza: “Chi è la donna e chi è la Chiesa. La Chiesa è donna, non è il Chiesa, è la Chiesa”, dice a braccio. “La Chiesa è il popolo di Dio, non un’azienda multinazionale”, aggiunge. E la donna, “è figlia, sorella, madre”. Sono “relazioni” che esprimono il nostro essere a immagine di Dio, “uomo e donna, insieme, non separatamente”. Dunque “persone, non individui”, chiamati “fin dal principio ad amare ed essere amati”. Da qui viene il loro ruolo nella società e nella Chiesa, sottolinea il Pontefice.

Ciò che è caratteristico della donna, ciò che è femminile, non viene sancito dal consenso o dalle ideologie. E la dignità è assicurata da una legge originaria, non scritta sulla carta, ma nella carne. La dignità è un bene inestimabile, una qualità originaria, che nessuna legge umana può dare o togliere

La Chiesa è donna

A partire da questa dignità, la cultura cristiana elabora sempre nuovamente la vocazione e missione dell’uomo e della donna: “Non l’uno contro l’altro, in opposte rivendicazioni, l’uomo contro la donna e la donna contro l’uomo”, ribadisce il Vescovo di Roma. “Donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale. Donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale. Per questo è più importante la donna dell'uomo, ma è brutto quando la donna vuole fare l'uomo. No, è donna. E questo è importante"

Ricordiamo: la Chiesa è donna, non maschio

"Apriamo gli occhi - aggiunge il Pontefice - sui tanti esempi quotidiani di amore, dall’amicizia al lavoro, dallo studio alla responsabilità sociale ed ecclesiale, dalla sponsalità alla maternità, alla verginità per il Regno di Dio e per il servizio".

Il male violento e arrogante

Papa Francesco si sofferma poi sul male “violento e arrogante” che distrugge ambiente e popoli: “Sembra non conoscere freno”, scandisce. La guerra ne è “espressione più brutale”. “In un Paese che non nomino gli investimenti che danno più rendita sono la fabbrica delle armi”, aggiunge a braccio. Anche corruzione e moderne schiavitù sono mali, mali che talvolta “inquinano la stessa religione” rendendola “strumento di dominio”. “Ma questa è una bestemmia”, afferma il Papa.

Persino il nome del padre, che è rivelazione di cura, diventa espressione di prepotenza. Dio è Padre, non padrone; è Figlio e Fratello, non dittatore; è Spirito d’amore, non di dominio.

“Noi cristiani sappiamo che il male non ha l’ultima parola, che ha, come si dice, i giorni contati. Questo non toglie il nostro impegno, anzi lo aumenta: la speranza è una nostra responsabilità”, assicura Papa Francesco. “La speranza mai delude”, ripete tre volte.

L'interesse economico

Di speranza parla pure in relazione al rapporto fra Cristianesimo e ecologia, che sintetizza in tre parole: riconoscenza, missione, fedeltà. Riconoscenza, perché “questa casa ci è donata: non siamo padroni, siamo ospiti e pellegrini sulla terra”. Missione, nel senso che “noi siamo nel mondo per custodire la sua bellezza e coltivarla per il bene di tutti, soprattutto dei posteri, il prossimo nel futuro”. Ma nessun piano di sviluppo potrà riuscire “se restano arroganza, violenza, rivalità nelle nostre coscienze”, ammonisce il Papa. Occorre andare alla radice e cioè alla “arrogante indifferenza dei potenti, che mette sempre davanti l’interesse economico”. "Il diavolo entra dalle tasche", ribadisce.

Finché sarà così, ogni appello sarà messo a tacere o verrà accolto solo nella misura in cui è conveniente al mercato. E finché il mercato resta al primo posto, la nostra casa comune subirà ingiustizia

“Ospiti, non despoti”, raccomanda Papa Francesco ai giovani studenti, “considerate la cultura come coltivazione del mondo, non solo delle idee”.

"Coltivare la natura”, a partire da quella umana

Da qui la fedeltà, a Dio e all’uomo, nell’ottica di uno sviluppo integrale che faccia da contrasto a “oppressione” e “scarto”. Tutti “soprusi” che la Chiesta stigmatizza. L’opzione è tra “manipolare la natura” e “coltivare la natura”, a partire da quella umana, evidenzia il Papa: “Pensiamo all’eugenetica, agli organismi cibernetici, all’intelligenza artificiale. L’opzione tra manipolare o coltivare riguarda anche il nostro mondo interiore”.

Non studiare solo in funzione del lavoro

Infine il Pontefice incoraggia i giovani a proseguire gli studi non solo con metodo ma con uno “stile” dato dalla "cura vicendevole". Bisogna poi studiare non solo per trovare lavoro, perché il rischio è di finire a vivere in funzione di quello e diventare “merce”. “Non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere”. Poi invita a porsi una domanda: “Prima di chiederci se studiare serve a qualcosa, preoccupiamoci di servire qualcuno. Una bella domanda che uno studente universitario può fare è: a chi servo io?”.

“La verità ci rende liberi”

Infine un mandato: “Lo studio ha senso quando cerca la verità… con animo critico, eh!”. Ci vuole un “atteggiamento di criticità” per trovare la verità che è sempre “accogliente, disponibile, generosa”, “la verità ci rende liberi”. “Mi rattrista – dice a braccio il Papa - quando trovo in qualsiasi parte del mondo università che preparano gli studenti soltanto a guadagnare. Troppo individualistico, nessuna comunità… Non serve lo studio senza farlo insieme, ma domina. Invece la verità ci rende liberi”.

“Volete la libertà?”, domanda Jorge Mario Bergoglio agli studenti cattolici del Belgio, allora “siate ricercatori e testimoni di verità”. E soprattutto “non entrate in lotte con dicotomie ideologiche. La Chiesa è donna e questo ci aiuterà tanto”, conclude, domandando, come sempre, preghiere per sé stesso: “E se qualcuno non prega o non sa pregare, almeno mandi buone ondate!”.

La lettera degli studenti

Nella lettera, letta prima dell'intervento del Papa, gli studenti di Lovanio partono da una domanda portante: “Come possiamo guardare con serenità al futuro se la vita, in tutta la sua diversità, sta crollando intorno a noi?”. “La società dei consumi" invita le nuove generazioni “a godere materialmente del presente” leggono gli studenti. Tuttavia le conoscenze acquisite li “convincono che una catastrofe è in arrivo”, facendoli sentire “incapaci di fermarla”. Questo può portare “a una sensazione, sia mentale che fisica, di soffocamento”, scrivono gli studenti che rimarcano anche la volontà di rileggere le “relazioni di dominio” che in seguito alle “imprese coloniale europee” hanno creato quello che il Papa stesso ha definito “debito ecologico”. 

Nella missiva si appellano alla Chiesa poiché, nel suo processo di “sviluppo integrale”, possa “tenere conto delle disuguaglianze di classe, genere e razza”. Quindi denunciano "una divisione ingiusta del lavoro in nome di una presunta propensione “naturale” che porta a una divisione sessuale del lavoro". "La teologia cattolica tende a rafforzare questa divisione attraverso la sua 'teologia della donna', che ne esalta il ruolo materno e le proibisce l’accesso ai ministeri ordinati. Qual è dunque il posto delle donne nella Chiesa?", è un'altra domanda posta nella missiva. La comunità accademica di Lovanio si mostra critica pure sull'ideale di "giustizia sociale" che "non si estende alla giustizia di genere: trascura il fatto che la povertà è ancora prevalentemente femminile e che sono le donne che hanno sofferto e continuano a soffrire più crudelmente del sistema di dominio".

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

28 settembre 2024, 17:50