Il Papa scrive ai cardinali: obiettivo deficit zero, ridurre i costi ed evitare il superfluo
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Deficit zero”: non un obiettivo teorico, ma una meta “realizzabile”. E quindi reperire “risorse esterne” per la missione di ogni ufficio e Dicastero, porre in atto “una gestione trasparente e responsabile al servizio della Chiesa”, evitare il superfluo, selezionare le priorità, contribuire – chi registra un avanzo - a coprire il deficit generale, gestire le risorse economiche con rigore e serietà seguendo il modello delle “buone famiglie”. Il Papa invia una lettera-appello al Collegio cardinalizio in cui indica le strade per impiantare ancora di più e ancora meglio la riforma economica che è stato uno dei temi principali delle Congregazioni generali prima del Conclave, nonché tra gli obiettivi del “processo di trasformazione” avviato con la riforma della Curia Romana, attraverso la costituzione apostolica Predicate Evangelium.
Dedizione e fatica
Nel documento, firmato il 16 settembre ma diffuso oggi, venerdì 20, Francesco scrive di riconoscere “dedizione” e “fatiche” di donne e uomini impegnati ad “adattarsi” a questo moto di rinnovamento che, “nonostante le difficoltà e, a volte, quella tentazione di immobilismo e rigidità di fronte al cambiamento”, ha dato comunque tanti risultati in questi anni.
“Vi ringrazio per l’aiuto che avete dato e continuate a dare”
Rigore e serietà
Al contempo, il Papa riconosce come anche le richieste di riforma sollecitate nel passato da tanti esponenti nel Collegio Cardinalizio siano state “lungimiranti” e hanno permesso di “acquisire una maggiore coscienza del fatto che le risorse economiche al servizio della missione sono limitate e vanno gestite con rigore e serietà perché gli sforzi di quanti hanno contribuito al patrimonio della Santa Sede non siano dispersi”.
Reperire risorse esterne
Per queste ragioni, Papa Francesco indica come “doveroso” in questo tempo “uno sforzo ulteriore da parte di tutti affinché un ‘deficit zero’ non sia solo un obiettivo teorico, ma una meta effettivamente realizzabile”.
“La riforma ha posto le basi per l’attuazione di politiche etiche che consentano di migliorare il rendimento economico del patrimonio esistente”
“A ciò si accompagna l’esigenza che ciascuna Istituzione si adoperi per reperire risorse esterne per la propria missione, facendosi esempio di una gestione trasparente e responsabile al servizio della Chiesa”.
Spirito di essenzialità
Naturalmente si tratta pure di ridurre i costi e, su tale versante, occorre dare “un esempio concreto affinché il nostro servizio sia realizzato con spirito di essenzialità, evitando il superfluo e selezionando bene le nostre priorità, favorendo la collaborazione reciproca e le sinergie”.
Dobbiamo essere consapevoli che oggi siamo di fronte a decisioni strategiche da assumere con grande responsabilità, perché siamo chiamati a garantire il futuro della Missione.
Il modello delle buone famiglie
La “solidarietà delle buone famiglie” è il modello a cui fare riferimento, scrive il Pontefice. “Così come in queste famiglie coloro che godono di una buona situazione economica vengono in aiuto dei membri più bisognosi, gli Enti che registrano un avanzo dovrebbero contribuire a coprire il deficit generale”. Questo significa “avere cura del bene della nostra comunità, agendo con generosità”, come “presupposto indispensabile per chiedere generosità anche all’esterno”.
Coraggio e spirito di servizio
In conclusione, un invito personale: “Accogliere questo messaggio con coraggio, spirito di servizio e di sostenere con convinzione, lealtà e generosità le riforme in corso, contribuendo in modo propositivo con le Vostre conoscenze ed esperienze al processo di riforma”. “La collaborazione autentica – si legge a conclusione della missiva - e la cooperazione verso l’unica meta, il bene della Chiesa, rappresenta un requisito essenziale del nostro servizio”.
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