Il Papa ai giovani di Timor-Leste: l'amore è servizio e riconciliazione

Ultimo appuntamento di Francesco nel Paese asiatico prima di partire per Singapore. In tremila lo hanno accolto con canti, danze e testimonianze al Centro de Convenções di Dili. Il Pontefice ha scherzato con loro e gli ha ricordato l'importanza del rispetto per gli anziani e di perseguire i valoro della libertà, dell'impegno e della fraternità

Michele Raviart - Città del Vaticano

“Noi siamo la gioventù del Papa!”. I ragazzi e le ragazze di Timor-Leste accolgono così, con un coro da stadio scandito da migliaia di magliette gialle con la caricatura del volto di Francesco e il motto "i giovani fanno la Chiesa giovane", l’arrivo del Pontefice al Centro de Convenções di Dili, per l’ultimo degli incontri ufficiali in questo Paese. In mille si trovano all’interno della sala grande, in duemila all’esterno per abbracciare quello che loro stessi chiamano “il Papa dei giovani”. Cantano e ballano davanti a lui, e Francesco si lascia coinvolgere, accompagnando con le mani il ritmo della musica e sorridendo, ricambiando così, in un qualche modo i sorrisi del popolo timorese che tanto lo avevano colpito in questa terza tappa del suo viaggio in Asia

L'importanza di fare chiasso

Daader di’ak. Buongiorno, è il saluto in tetum – una delle due lingue ufficiali di Timor-Leste insieme al portoghese – con cui il Papa comincia il dialogo con loro. La prima domanda sorprende i ragazzi. “Cosa fanno i giovani?”, chiede loro. Le risposte sono alte, serie, un’emanazione di quella fede che è parte integrante della vita timorese: i giovani proclamano Cristo, la parola di Dio, amano, rispondono. Francesco annuisce, ma quello che vuole ribadire è che i giovani devono fare “lìo”, chiasso, e lo ribadirà più volte nel corso dell’incontro, iniziato con la deposizione di fiori davanti la statua di Maria all’ingresso del centro congressi, e con le testimonianze di quattro ragazzi e di don Francisco Indra do Nascimento, presidente esecutivo della Commissione nazionale Cattolica della gioventù del Paese.

Una terra ricca di speranza e futuro

Voi siete la maggioranza della popolazione di questa terra e la vostra presenza la riempie di vita, speranza e futuro. Dice il Papa ai ragazzi, ricordando loro di essere eredi di coloro che li hanno preceduti nella fondazione di questa nazione. “Non perdete la memoria di coloro che vi hanno preceduto e che con tanti sacrifici hanno consolidato questa nazione”, ribadisce, invitandoli a non perdere l’entusiasmo della fede e a non cedere ai vizi “che abbattono i giovani”, come l’alcol, le droghe e “le tante cose che danno la felicità per mezz’ora”.

Il rispetto per gli anziani

L’invito è poi quello di sognare, perché “il giovane che non sogna è un pensionato della vita”.Un giovane, aggiunge il Papa si trova nel mezzo del cammino della vita, tra i bambini e gli anziani, “i due tesori più grandi di un popolo”. Francesco chiede più volte ai ragazzi di ripetere questo concetto a lui molto caro, sottolineano come sono gli anziani che danno saggezza ai giovani e i giovani che devono rispettarli e aver cura di loro e non fare come quell’uomo che costruì un tavolo a parte per fare mangiare da solo l’anziano padre di cui si vergognava.

Libertà, impegno, fraternità

A Timor-Leste, che Francesco definisce come “il Paese sorridente”, c’è “una meravigliosa storia di eroismo, di fede, di martirio e soprattutto di fede e riconciliazione”, sottolinea il Papa che chiede ai ragazzi quale sia la persona che in tutta la storia sia capace di perdono e riconciliazione? È Gesù, rispondono i ragazzi senza esitazioni, “nostro fratello, che ci vuole tutti insieme”. La riconciliazione porta il Papa a raccomandare ai giovani tre cose: libertà, impegno e fraternità.“Ukun rasik-an” è un’espressione in lingua tetum che significa “ciascuno si governi da sé”. Un giovane che non è capace di autogovernarsi è dipendente, non è libero ed è schiavo del proprio desiderio di sentirsi onnipotente. L’impegno, invece, deve essere per il bene comune.  Un giovane deve sapere che “essere liberi non vuol dire fare quello che si vuole”. Un giovane ha delle responsabilità e una di queste è imparare ad aver cura della casa comune. La terza raccomandazione è la fraternità: bisogna essere fratelli, non essere nemici, perché le differenze servono per rispettarsi. “Amore è servizio”, “Amore e riconciliazione”, fa ripetere ai ragazzi, ricordando nuovamente di rispettare gli anziani e di far scomparire ogni forma di bullismo verso i fratelli più deboli.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

11 settembre 2024, 04:49