Il Papa al Congresso eucaristico: recuperiamo una fratellanza radicale con Dio
Michele Raviart – Città del Vaticano
Tra le lezioni che si possono recepire dalla Santissima Eucaristia gli organizzatori del 53esimo Congresso Eucaristico Internazionale, che si è aperto oggi domenica 8 settembre a Quito, capitale dell’Ecuador, nell'anno del 150° anniversario della consacrazione del Paese sudamericano al Sacro Cuore di Gesù e che durerà fino al 15 settembre, hanno scelto quella della “Fratellanza”, intesa come cura per guarire il mondo. È questa infatti una “condizione essenziale per un mondo nuovo, più giusto, più umano”, sottolinea Papa Francesco in un videomessaggio in lingua spagnola per l’apertura dell’evento, cui partecipa come legato pontificio il cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo emerito di Caracas
Un unico corpo e un unico pane
Il segno del pane, ricorda il Pontefice, accende infatti nel popolo di Dio il desiderio di fratellanza, perché “proprio come non si può impastare il pane con un solo chicco, così anche noi dobbiamo camminare insieme” perché siamo un unico corpo e un unico pane. Solo così cresciamo come fratelli e come Chiesa, uniti dall’acqua del battesimo e purificati dal fuoco dello Spirito Santo. È questo il modo, prosegue Francesco, per realizzare una fratellanza profonda con Dio, “che nasce dal lasciarci macinare, come il grano, per poter diventare pane e corpo di Cristo”.
L’esempio di Angela Autsch
La fratellanza, tuttavia, deve essere anche “proattiva”. L’esempio che il Papa propone è quello di Angela Autsch, religiosa tedesca morta nel campo di concentramento di Auschwitz, che esortava frequentemente a fare la comunione e a pregare per il Papa e la Chiesa - che allora era perseguitata - e a trovare nell’Eucaristia un vincolo che rafforza il vigore della Chiesa stessa e dei suoi membri e con Dio. In questo modo lei organizzava “la trama di una resistenza che il nemico non può sbaragliare, perché non risponde a un disegno umano”. “Ancor prima di essere arrestata”, infatti, “quando il male che incombeva sul mondo era già evidente”, ha ribadito Francesco, “invitava i nipotini, che si avvicinavano per la prima volta alla Santa Comunione, invitava i suoi parenti che si erano un po’ allontanati, e invitava anche quelli che erano restati devoti, a ribellarsi contro quel male con gesti semplici e, in certi ambiti, pericolosi, ad avvicinarsi il più possibile al Sacramento dell’altare”. In altre parole invitava “a ribellarsi comunicandosi”.
Servire il mondo e guarirlo
Se un membro soffre, infatti, tutto il corpo soffre con lui, come soffrì Cristo “che prese su di sé il peso del dolore del mondo per guarirlo”. Imparando questa lezione, conclude Francesco, possiamo recuperare “questa fratellanza radicale con Dio e tra gli uomini” e soltanto in quell’unità possiamo servire il mondo e guarirlo.
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