Il Papa: lo spirito del Vangelo è accoglienza e fede gioiosa e "danzante"
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Con l’aiuto di Maria, essere “missionari, pronti a testimoniare la gioia del Vangelo” e “metterci al servizio dei nostri fratelli”. E’ il mandato che Papa Francesco affida alla piccola comunità cristiana del piccolo Lussemburgo, nell’incontro del pomeriggio nella cattedrale di Notre-Dame, già inserito nella preghiera di apertura del Giubileo mariano, recitata poco dopo dall’arcivescovo Hollerich, per i 400 anni di devozione a Maria Consolatrice degli afflitti, patrona del Paese. Un mandato che chiede soprattutto il servizio “dell’accoglienza” a tutti, senza esclusioni, che è lo spirito del Vangelo, la missione di far conoscere la bellezza “dell’incontro con Cristo”, e la gioia “danzante” donata da un Dio “che ci vuole felici e uniti”.
Dopo pranzo, il caffè in un bar vicino all’arcivescovado
Il Papa era arrivato sotto la pioggia alle 16.23 all’ingresso principale della Cattedrale di Notre-Dame, Il tempio, realizzato dai gesuiti, è stato consacrato nel 1621, e le sue caratteristiche guglie svettano nel centro storico, rappresentando uno dei principali simboli cittadini. Lungo il breve tragitto dalla casa arcivescovile, molti fedeli dietro le transenne e sotto gli ombrelli. In precedenza, dopo il pranzo Francesco aveva raggiunto un locale nei pressi della casa arcivescovile, per prendere un caffè con alcuni collaboratori. Lungo il percorso ha incontrato e benedetto una donna incinta, ed ha poi fatto ritorno alla residenza. Nel congedarsi dall’arcivescovado, il Pontefice aveva lasciato in dono una statua in legno di San Giuseppe con Bambino.
In prima fila, le persone con disabilità, il granduca e la moglie
All’ingresso in cattedrale è stato accolto dal cardinale arcivescovo di Lussemburgo e dal Parroco, che gli ha passato la croce e l’acqua benedetta per l’aspersione, e due bambini gli hanno offerto dei fiori. Al canto dell’Alleluia e di Jesus Christ you are my life ha attraversato la navata centrale e raggiunto l’altare, e sul tragitto si è più volte fermato a salutare i fedeli, soprattutto i bambini e le persone con disabilità in carrozzina. Accanto a loro, in prima fila, il granduca di Lussemburgo Enrico e la moglie Maria Teresa.
Hollerich: una Chiesa in missione in una società secolarizzata
Sull’altare, Papa Francesco ha ascoltato il saluto del cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, che ha ricordato che la piccola Chiesa di cui è pastore “vive in una società fortemente secolarizzata, con le sue sofferenze e difficoltà, ma anche con i suoi percorsi di speranza”. Per questo vuole “intraprendere un cammino di rinnovamento, seguendo i segni che Dio ha messo sulla nostra strada”, aperto anche all’ impegno dei non lussemburghesi. Infatti è “una Chiesa multinazionale che si sta avviando sul cammino della conversione sinodale”, per essere sempre di più “una Chiesa non attaccata ai valori materiali, ma al servizio di Dio e degli uomini e delle donne della nostra società con cui cerca di dialogare”. Ma anche “impegnata nello sviluppo integrale, nella presa in carico dei malati, dei poveri e degli emarginati”. Insomma, “la Chiesa di Gesù Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire”, che è proprio il tema della visita del Papa.
Le tre testimonianze e il musical “Laudato si’”
C’è stata poi la testimonianza di un giovane, Diogo, di origini portoghesi, che ha partecipato alla Gmg di Lisbona del 2023. Quindi una esibizione di danza di alcuni giovani e giovanissimi tratta dal musical Laudato si’, ispirato alla vita di san Francesco, seguita dalle parole della signora Christine, vice-presidente del Consiglio Pastorale Diocesano, sull’esperienza sinodale in Lussemburgo, e infine quella di suor Maria Perpétua, rappresentante delle comunità linguistiche, sull’esperienza delle comunità di migranti.
Compassione per la vedova, l’orfano e lo straniero
Testimonianza che suscita l’intervento del Papa sulla compassione che il Signore chiede, nella Bibbia, per la vedova, l’orfano e lo straniero. “A quel tempo le vedove erano abbandonate – ricorda - gli orfani pure e gli stranieri, i migranti. I migranti entrano dentro, nella rivelazione”. E ringrazia il popolo e il governo lussemburghese per quello che fa per i migranti.
Il Papa: consolare e servire, nell’amore di Cristo
All’inizio del suo discorso, il Papa ricorda come il tema scelto per la sua visita, “Per servire”, si lega alla devozione a Maria Consolatrice degli afflitti, perché “consolare e servire, sono due aspetti fondamentali dell’amore che Gesù ci ha donato”, ci ha affidato come missione e “ci ha indicato come unica via della gioia piena”. Propone quindi di riflettere su tre parole della preghiera di apertura dell’Anno mariano: servizio, missione e gioia.
Servizio di accoglienza a “todos, todos, todos”
Sul servizio, Francesco raccomanda l’aspetto “molto urgente” dell’accoglienza, in un Paese che “ha e mantiene viva, in questo campo, una tradizione secolare” come ha ricordato suor Maria Perpetua, sensibile al grido: “todos, todos, todos!”. E cita la sua esortazione apostolica Evangelii gaudium:
Sì, lo spirito del Vangelo è spirito di accoglienza, di apertura a tutti, e non ammette nessun tipo di esclusione. Vi incoraggio, dunque, a rimanere fedeli a questa eredità, continuando a fare del vostro Paese una casa amica per chiunque bussi alla vostra porta chiedendo aiuto e ospitalità.
Giovanni Paolo II e l’Europa dei cuori, non solo delle merci
Accoglienza come “dovere di giustizia prima ancora che di carità” spiega il Pontefice, ricordando l’incoraggiamento di san Giovanni Paolo II ai giovani lussemburghesi, quasi 40 anni fa, a tracciare il cammino per un’Europa, dalle radici cristiane, “non solo delle merci e dei beni, ma dei valori, degli uomini e dei cuori”, in cui il Vangelo fosse condiviso “nella parola dell’annuncio – lo sottolinea con forza per il suo valore attuale – unita ai segni dell’amore”.
La missione della Chiesa in una società secolarizzata
Toccando poi il tema della missione, Papa Francesco ricorda che il cardinale Hollerich, nel suo saluto, ha parlato di una “evoluzione della Chiesa lussemburghese in una società secolarizzata”, perché la Chiesa, concorda, “in una società secolarizzata evolve, matura, cresce”.
Non si ripiega su sé stessa, triste, rassegnata, risentita; accetta piuttosto la sfida, nella fedeltà ai valori di sempre, di riscoprire e rivalorizzare in modo nuovo le vie di evangelizzazione, passando sempre più da un semplice approccio di cura pastorale a quello di annuncio missionario.
La missione di far conoscere la gioia dell’incontro con Cristo
E per questo cammina insieme, ha ricordato Christine, “come comunità che annuncia e facendo della sinodalità un “modo duraturo di relazionarsi” tra i suoi membri. Il Papa plaude l’esibizione dei giovani che poco prima hanno interpretato “alcune scene del musical Laudato si’” , ricordandoci “le nostre responsabilità nei confronti della ‘casa comune’”, come custodi e non despoti. E che hanno fatto riflettere su una missione che va vissuta come “un meraviglioso strumento corale per dire a tutti la bellezza del Vangelo”.
Ciò che ci spinge alla missione, infatti, non è il bisogno di “far numero”, di fare “proselitismo”, ma il desiderio di far conoscere a più fratelli e sorelle possibili la gioia dell’incontro con Cristo.
Come diceva Benedetto XVI, ricorda, “la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione”. E’ la sfida di questo annuncio d’amore, spiega Francesco, che “ci fa crescere come comunità, aiutandoci a vincere la paura di intraprendere vie nuove” e ci spinge ad accogliere “l’apporto di tutti”. È una bella dinamica, sana, gioiosa, che ci farà bene coltivare in noi e attorno a noi.
Per una fede gioiosa e “danzante”
Parlando infine della terza parola, la gioia, il Pontefice ricorda il racconto della Gmg di Diogo a Lisbona, la sua felicità “nell’attendere, assieme a coetanei di ogni provenienza e nazione, il momento del nostro incontro, come pure l’emozione di risvegliarsi, il mattino dopo, circondato da tanti amici”.
Vedete? La nostra fede è così: è gioiosa, “danzante”, perché ci dice che siamo figli di un Dio amico dell’uomo, che ci vuole felici e uniti, e che di nulla è più contento che della nostra salvezza. E, per favore, alla Chiesa fanno male quei cristiani tristi, noiosi, con la faccia lunga. No, questi non sono cristiani. Per favore, abbiate la gioia del Vangelo: questo ci fa credere e crescere tanto.
La processione di primavera di Echternach
Papa Francesco conclude ricordando anche la festosa processione di primavera, Springprozession, “che a Pentecoste si svolge ad Echternach, in ricordo dell’infaticabile opera missionaria di san Willibrord, evangelizzatore di queste terre”. In quell’occasione tutta la città “si riversa ballando per le strade e per le piazze, assieme a tanti pellegrini e visitatori che accorrono, e la processione diventa una grandissima, unica danza” verso la cattedrale, anche sotto la pioggia, come quest’anno. Così si testimonia con entusiasmo “quanto è bello camminare insieme e ritrovarci tutti fratelli attorno alla mensa del nostro Signore”. E’ questo il bello della missione che il Signore ci affida, “di consolare e servire, sull’esempio e con l’aiuto di Maria”. E perdonare, perché tutti siamo stati perdonati. Grazie per il lavoro che fate, è il suo ultimo saluto, “e anche per l’aiuto generoso che avete voluto condividere con i bisognosi”.
La Rosa d’oro e la preghiera di apertura dell’Anno Mariano
Al termine del discorso del Papa, gli viene portata la piccola statua della Vergine Consolatrice degli Afflitti, effige miracolosa accolta nella cattedrale nel 1794, e dopo un momento di raccoglimento, l’arcivescovo di Lussemburgo recita la preghiera di apertura del Giubileo mariano. Si chiede alla Madre di Dio di intercedere perché l’Anno mariano “sia per i fedeli l’occasione per una sincera conversione” al Figlio, Cristo Gesù, e che “rinnovino gli impegni del loro battesimo per diventare sempre più discepoli missionari, pronti a testimoniare la gioia del Vangelo”. “Consolàti dalla Tua preghiera di intercessione – conclude la preghiera - conforma il nostro cuore al Tuo per metterci al servizio dei nostri fratelli e sorelle e lodare così il tuo Figlio, Cristo, nostro Signore!”. Quindi Francesco, aiutato dal cardinale, depone la “Rosa d’Oro” ai piedi dell’effige mariana, ripetendo l’antico gesto con il quale i Papi dimostrano la loro devozione alla Vergine Maria. L’opera è composta da una base in marmo rosa, sopra la quale è posto un vaso in argento impreziosito dallo stemma papale in oro, da cui si dirama un tralcio di rose, sempre in oro.
Il dono dei cattolici lussemburghesi per i poveri
In conclusione, il cardinale Hollerich consegna in dono al Pontefice “un contributo finanziario per la sua Elemosineria Apostolica, attraverso la quale Lei esercita la carità a favore dei poveri, dei vulnerabili e degli esclusi in tutto il mondo”. Un gran numero di fedeli ha contribuito generosamente, raccogliendo una cifra considerevole. L’offerta è simboleggiata da un cartello a forma di una freccia gialla e la scritta “periferie”. Il Papa, molto toccato dal gesto, dice, d’accordo con il cardinale: “Lo darò per la Caritas, qui, per i migranti, per la gente che bussa alla porta qui e così io faccio anche un gesto di vicinanza ai più poveri”. Al termine, Francesco raggiunge il piazzale che si trova davanti all’ingresso posteriore della Cattedrale per salutare i fedeli, attraversa il cortile interno per una benedizione di chi è presente e per un baciamano con alcuni membri del capitolo della Cattedrale e del consiglio Episcopale. Infine, esce dall’ingresso principale della Cattedrale, salutato dalla folla radunata.
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