Il Papa: la guerra cresce, mitragliati 150 innocenti. Cosa c’entrano i bambini?
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
L’appello – l’ennesimo – accorato del Papa per la pace prende forma dalle recenti cronache di guerra. “Ieri ho visto che sono state mitragliate 150 persone innocenti. Cosa c’entrano con la guerra i bambini, le famiglie? Sono le prime vittime”, scandisce Francesco al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro di oggi, l’ultima di ottobre.
I Paesi che soffrono
“Preghiamo per la pace, la guerra cresce”, ha detto il Pontefice a fine udienza, elencando ancora una volta le zone del mondo flagellate dai conflitti per le quali, domenica scorsa all'Angelus, aveva chiesto il rsipetto della "vita" e della "dignità delle persone e dei popoli," come anche "l’integrità delle strutture civili e dei luoghi di culto, in osservanza del diritto internazionale umanitario".
Pensiamo ai Paesi che soffrono tanto: la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, Myanmar, Nord Kiwu e tanti Paesi che sono in guerra
Nella guerra tutti perdono
“Preghiamo per la pace”, ha insistito il Papa. Lo ha ripetuto tre volte ai fedeli riuniti in Piazza, ma anche a quelli collegati in streaming da ogni parte del mondo. Quasi una litania perché i credenti di tutto il mondo non diano per scontato l’orrore. “Preghiamo per la pace. La pace è un dono dello Spirito e la guerra è sempre, sempre, sempre una sconfitta”.
Nella guerra nessuno vince, tutti perdono. Preghiamo per la pace, fratelli e sorelle... Preghiamo per la pace
Morti e attacchi a Gaza
Solo a Gaza, ieri, e in una sola giornata si è consumata una delle giornate più sanguinose dall’inizio nella guerra. La Protezione civile palestinese ha parlato di “770 persone uccise solo negli ultimi 19 giorni” nella Striscia. Altre vittime si sono aggiunte ieri dopo che le forze israeliane hanno colpito una decina di abitazioni nella zona di Manara, a sud di Khan Yunis, uccidendo anche 14 bambini, sei dei quali della stessa famiglia. I piccoli sarebbero rimasti uccisi nel crollo della loro abitazione, soffocati dal fumo dei missili israeliani, riferiscono fonti locali. Le stesse che riportano dell’irruzione dell’esercito israeliano nell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia (a nord di Gaza, uno dei pochi ancora operativi), dove 150 persone, tra pazienti e personale medico, sono state intrappolate nel cortile centrale. Secondo Al Jazeera, i carri armati israeliani hanno sparato sull’ospedale e distrutto una stazione di ossigeno. Oltre a questo, una palazzina di cinque piani di Beit Lahia, nel nord di Gaza, è stata bombardata. Circa 100 cento le vittime accertate ma almeno 40 dispersi restano sotto le macerie.
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