Il Papa al Corriere dello Sport: raccontate lo sport come un inno alla vita
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
Aneddoti, valori, indicazioni per scrivere pagine in cui si raccontino vittorie e sconfitte ma soprattutto si promuova “un modo di pensare e vivere lo sport come un inno alla vita!”. È il messaggio di Papa Francesco al Corriere dello Sport-Stadio per i suoi cento anni di vita, “una bella corsa – scrive - del resto, tra coloro che hanno contribuito alla nascita del giornale c’era un certo Enzo Ferrari, che si intendeva di motori e di vittorie!”. Il Pontefice ricorda anche i due milioni di copie vendute dopo la vittoria dell’Italia del Mondiale 2006.
La fraternità in campo
Francesco attinge ai suoi ricordi di infanzia, volando con la mente in Argentina “quando da bambini si giocava a calcio con una palla fatta di stracci” e pensando a tanti campioni che hanno iniziato così. “Quanto è bello – sottolinea il Papa - sperimentare il senso della fraternità: si gioca, e si gioca insieme, e si sa che si è avversari soltanto sul campo, mai nemici”. Un campo che diventa terreno di sperimentazione di forza e limiti perché “siamo tutti preziosi ed unici, ma non siamo perfetti”.
Aprire spazi per fare sport in contesti poveri
“Qualcuno dice – scrive Francesco - che io sia tifoso del San Lorenzo, una squadra argentina: rimane un segreto”, ma una cosa bella, aggiunge, è che un sacerdote d origini italiane, don Lorenzo Massa, aprì le porte dell’oratorio a tanti giovani che erano in cerca di uno spazio sicuro. Da qui l’appello oggi a creare “spazi per poter fare sport, soprattutto nei contesti più poveri ed isolati” chiamando a raccolta adulti “che accolgano in modo autentico i bambini e i ragazzi”, ascoltando i loro sogni. In Italia molti campioni, sottolinea, hanno proprio iniziato all’oratorio.
La cultura dello sport per far crescere l’umanità
“Lo sport – aggiunge il Papa - è uno dei fattori che ci fa sentire un popolo solo”. È fondamentale “camminare uniti, sentirsi parte di una unica famiglia, e di una famiglia di nazioni durante le olimpiadi o i campionati mondiali o continentali”. Francesco però non nasconde che in questi anni popoli vicini si sono armati gli uni contro gli altri. “La competizione dello sport è sana, perché chiede pazienza, ascolto dell’allenatore, rispetto per gli avversari, per le regole e per gli arbitri, coordinamento con i compagni: nel mondo invece spesso si mira alla distruzione dell’avversario, al farsi le regole da soli, a rifiutare chi vuole moderare il confronto tra le parti secondo il diritto internazionale”. Pertanto l’invito di Francesco è quello di diffondere “una sana cultura dello sport significa far crescere l’umanità nei suoi valori più belli e autentici”.
Fare squadra
Favorire un clima di “umanità autentica ed accogliente” per contrastare episodi di intolleranza: è l’esortazione del Papa, perché si faccia squadra “senza che la razza, il ceto, o la confessione religiosa siano ostacoli o barriere”. “Dobbiamo respingere ogni logica di esclusione e violenza, e per questo sappiamo bene che la parola ha il suo valore, per educare al bene e al bello, piuttosto che distruggere. Un articolo di giornale, anche sportivo, può fare molto bene, ma può anche danneggiare o fomentare un clima di sfiducia: voi non siate così però, mi raccomando!”.
Inno alla vita
Infine Francesco accenna alle Olimpiadi e alla Paralimpiadi dove atleti incredibili hanno gioito per le loro prestazioni, “per alcuni di loro la medaglia d’oro l’aveva data la vita, per come hanno saputo vincere, grazie alla forza interiore e all’aiuto di tutti, le sfide della propria disabilità”. Sfide e vittorie che sono un inno alla vita che è poi l’ultima raccomandazione del Papa: “che il vostro giornale sia un modo di pensare e vivere lo sport come un inno alla vita!”.
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