Francesco: incoraggio chi si impegna per il dialogo tra le fedi e la pace
Alessandro Di Bussolo - Città del Vaticano
Papa Francesco incoraggia chi, in questi tempi di grandi sofferenze e tensioni, è impegnato per il dialogo e la pace tra le religioni. Lo fa dopo la preghiera mariana dell’Angelus, ricordando due anniversari importanti nel cammino del dialogo tra le fedi.
Il 22 ottobre ricorreva il 50° anniversario della creazione, da parte di San Paolo VI, della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo.
E domani, 28 ottobre, come ricorda il Papa, si entra nel 60.mo anniversario della Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgata, sempre da Papa Montini, il 28 ottobre 1965.
Soprattutto in questi tempi di grandi sofferenze e tensioni, incoraggio quanti sono impegnati a livello locale per il dialogo e per la pace.
Nostra Aetate, testo fondativo per il dialogo con le altre fedi
La Dichiarazione Nostra Aetate ha segnato una svolta irreversibile nei rapporti tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo, sulla scia dei passi intrapresi da san Giovanni XXIII, e ha cambiato in modo significativo l’approccio del cattolicesimo nei confronti delle religioni non cristiane. È ritenuto un testo fondativo per il dialogo con le altre fedi religiose, frutto di un lungo lavoro redazionale. Su 2132 votanti, i sì o placet dei padri conciliari furono 2041, 88 i non placet, 3 i voti nulli.
Il “raggio di verità” che illumina tutti gli uomini
In particolare, nel rapporto con le altre fedi, il documento mentre ribadisce che Cristo «è "via, verità e vita" (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose», sottolinea che «la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo» nelle altre religioni riconosciute come tali. «Essa – aggiunge – considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini».
Le radici ebraiche del cristianesimo
Due invece le sottolineature nelle relazioni con l’ebraismo: sì definitivo alle radici ebraiche del cristianesimo, no irrevocabile all’antisemitismo. La Chiesa infatti – recita Nostra Aetate – «crede che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso».
La testimonianza dei peruviani a Roma
In conclusione, sempre dopo l’Angelus, il Papa rivolge un saluto particolare, dopo quello a romani e pellegrini:
Saluto la Confraternita del Señor de los Milagros, dei peruviani a Roma, che ringrazio per la loro testimonianza e incoraggio a proseguire nel cammino di fede
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