Il Papa ai cattolici del Medio Oriente: martoriati da guerre fatte dai potenti, sono con voi
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Sono con voi…”. Con gli abitanti di Gaza, con gli sfollati, con chi è fuggito dalle bombe, con le madri che piangono i figli morti, con i bambini a cui è stata rubata l’infanzia, con tutti coloro che non hanno voce e che subiscono le conseguenze dei conflitti “che i potenti fanno fare agli altri”. Il Papa ripete sette volte la sua espressione di vicinanza ("Sono con voi...") nella lettera che ha voluto inviare oggi, 7 ottobre, giorno in cui un anno fa “la miccia dell’odio” è divampata con il brutale attacco di Hamas contro Israele, a tutti i cattolici del Medio Oriente. Una porzione di popolo martoriata, stremata, ferita da una guerra che né la comunità internazionale, né i Paesi più potenti con una "vergognosa incapacità" sono riusciti a far terminare.
Vergognosa incapacità di far cessare la guerra
Francesco, dopo le telefonate giornaliere al parroco della Sacra Famiglia di Gaza, padre Gabriel Romanelli, dopo l’appello di ieri all'Angelus per un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti, dopo il Rosario di pace a Maria a Santa Maria Maggiore e nel giorno in cui ha indetto una Giornata mondiale di preghiera e digiuno, ha voluto compiere un ulteriore gesto di attenzione con una missiva dai toni commossi e personali che non lesina la denuncia della incapacità dei responsabili delle nazioni di mettere fine a una tragedia che va avanti da un anno e rischia di assumere proporzioni sempre più ampie.
Una miccia di odio ancora accesa
“Penso a voi e prego per voi. Desidero raggiungervi in questo giorno triste”, scrive Francesco all’incipit della lettera. Subito torna con la mente alla strage di un anno fa che ha dato inizio alla risposta militare di Israele verso la Palestina e a tutta la recrudescente violenza a cui si assiste da dodici mesi: “Un anno fa è divampata la miccia dell’odio; non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza, nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e di mettere fine alla tragedia della guerra”.
La storia sembra non aver insegnato nulla
Il Papa guarda al presente: “Il sangue scorre, come le lacrime; la rabbia aumenta, insieme alla voglia di vendetta, mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e che la gente vuole: dialogo, pace”. Non si stanca di ripetere che “la guerra è una sconfitta, che le armi non costruiscono il futuro ma lo distruggono, che la violenza non porta mai pace".
La storia lo dimostra, eppure anni e anni di conflitti sembrano non aver insegnato nulla
Gregge inerme
Lo sguardo va a tutti i fratelli e le sorelle che dimorano nei luoghi di cui parlano le Sacre Scritture, “un piccolo gregge inerme, assetato di pace”. “Grazie – scrive Papa Francesco - per quello che siete, grazie perché volete rimanere nelle vostre terre, grazie perché sapete pregare e amare nonostante tutto. Siete un seme amato da Dio”. E come un seme, “apparentemente soffocato dalla terra che lo ricopre, sa sempre trovare la strada verso l’alto, verso la luce, per portare frutto e dare vita”, così voi “non vi lasciate inghiottire dall’oscurità che vi circonda ma, piantati nelle vostre sacre terre, diventate germogli di speranza”, incoraggia.
La luce della fede vi porta a testimoniare l’amore mentre si parla d’odio, l’incontro mentre dilaga lo scontro, l’unità mentre tutto volge alla contrapposizione
Pace non armata
“Con cuore di padre” Jorge Mario Bergoglio si rivolge poi a queste Chiese antiche e oggi “martiriali”: “Semi di pace nell’inverno della guerra”, le definisce, esortandole a diventare “testimoni della forza di una pace non armata”. “Gli uomini oggi non sanno trovare la pace e noi cristiani non dobbiamo stancarci di chiederla a Dio. Perciò oggi ho invitato tutti a vivere una giornata di preghiera e digiuno”, le “armi dell’amore che cambiano la storia”, le armi che “sconfiggono il nostro unico vero nemico: lo spirito del male che fomenta la guerra”, sottolinea il Pontefice.
Per favore, dedichiamo tempo alla preghiera e riscopriamo la potenza salvifica del digiuno!
"Vi sono vicino..."
Nella lettera il Papa scrive ciò che, scrive, sente nel cuore: “Vi sono vicino, sono con voi”. Da qui, quasi una litania di “sono con voi…” per ribadire la vicinanza ai cattolici ma anche a tutti gli uomini e le donne di ogni confessione e religione che in Medio Oriente soffrono per la follia della guerra.
Sono con voi, abitanti di Gaza, martoriati e allo stremo, che siete ogni giorno nei miei pensieri e nelle mie preghiere. Sono con voi, forzati a lasciare le vostre case, ad abbandonare la scuola e il lavoro, a vagare in cerca di una meta per scappare dalle bombe
Accanto a mamme e bambini
Il Papa pensa alle mamme a cui sono stati strappati i figli e ai bambini, alcuni così piccoli da non aver conosciuto altro che bombe e distruzione
Sono con voi, madri che versate lacrime guardando i vostri figli morti o feriti, come Maria vedendo Gesù; con voi, piccoli che abitate le grandi terre del Medio Oriente, dove le trame dei potenti vi tolgono il diritto di giocare
Assetati di pace e giustizia
“Sono con voi, che avete paura ad alzare lo sguardo in alto, perché dal cielo piove fuoco”, scrive ancora il Vescovo di Roma. “Sono con voi, che non avete voce, perché si parla tanto di piani e strategie, ma poco della situazione concreta di chi patisce la guerra, che i potenti fanno fare agli altri; su di loro, però, incombe l’indagine inflessibile di Dio”.
Sono con voi, assetati di pace e di giustizia, che non vi arrendete alla logica del male e nel nome di Gesù “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”
Gratitudine
Dalla vicinanza si passa alla gratitudine e le ultime righe della missiva sono tutte un “grazie” da parte del Papa, soprattutto per la testimonianza resa in mezzo all’orrore: "Grazie a voi, figli della pace, perché consolate il cuore di Dio, ferito dal male dell’uomo. E grazie a quanti, in tutto il mondo, vi aiutano; a loro, che curano in voi Cristo affamato, ammalato, forestiero, abbandonato, povero e bisognoso, chiedo di continuare a farlo con generosità". Gratitudine il Pontefice la esprime anche a vescovi e sacerdoti che portano “la consolazione di Dio nelle solitudini umane”. A loro anche l’incoraggiamento a “guardare al popolo santo che siete chiamati a servire e a lasciarvi toccare il cuore, lasciando, per amore dei vostri fedeli, ogni divisione e ambizione”.
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