Il Papa ai seminaristi di Toledo: promuovete la vicinanza con il popolo di Dio
Lorena Leonardi – Città del Vaticano
La vicinanza con Dio, con i vescovi, tra i presbiteri e con il popolo di Dio. Sono le “quattro vicinanze da non dimenticare” esposte da Papa Francesco ai circa 120 seminaristi di Toledo ricevuti questa mattina, 7 novembre, nella Sala del Concistoro.
Vicini a Dio, ai vescovi, tra presbiteri e al popolo di Dio
I sacerdoti “devono promuovere la vicinanza”, esordisce Francesco parlando a braccio: primo, quella con Dio, “di modo che ci sia questa capacità d’incontrare il Signore, di essere vicini al Signore”; secondo, “vicinanza con i vescovi” e da parte dei vescovi “vicinanza con i presbiteri”, perché se un prete “non è vicino al suo vescovo è ‘zoppo’, gli manca qualcosa”. Terzo, prosegue il Papa, “vicinanza tra voi presbiteri, che inizia già dal seminario, e quarto, la vicinanza al santo popolo fedele di Dio”.
Il Papa si dice “contento” di ricevere un nuovo gruppo di futuri sacerdoti che – come le confraternite nei Paesi della Spagna – si reca in processione verso “la Chiesa madre” per “fare una stazione di penitenza”. Una analogia, questa, con il corteo della festa del “Reservado”, “tradizione antica” che si celebra ogni novembre per rievocare la prima volta che il Santissimo Sacramento è stato “reservado”, ossia conservato, nel tabernacolo della cappella del Seminario della sede primaziale spagnola.
La ricchezza della spiritualità semplice
“È sempre bene guardare al popolo santo di Dio nella sua semplice spiritualità”, sottolinea il Papa ricordando i tre momenti previsti dalla commemorazione: la celebrazione dell’Eucaristia, l’esposizione del Santissimo Sacramento durante l’intera giornata e, infine, la processione.
Gesù assorbe la vita e il cuore
Tali tappe ricordano “gli elementi fondamentali del sacerdozio al quale vi state preparando”, dice Francesco ai seminaristi. Con la celebrazione eucaristica “Gesù viene nella nostra vita per darci la prova dell’amore più grande” e “ci chiama, come Chiesa, a renderci presenti nel sacerdozio e nel popolo, nel sacramento e nella Parola: che l’averlo sulla terra possa assorbire la vostra vita e il vostro cuore”, augura ai giovani studenti.
Un incontro che trasforma l’esistenza
Dopo, quando il Signore rimane tutto il giorno esposto nell’ostensorio, è il tempo, rimarca il Papa, “di restare soli con Lui, per udire la sua voce nel silenzio, nell’ascolto della Parola, nella testimonianza di fede di quanti pregano accanto a noi”.
Solo l’incontro persona a persona, un incontro innamorato con Gesù può illuminare, mantenere e sostenere il corso della nostra giornata terrena. Che questo incontro possa essere realmente un impulso efficace che trasformi la vostra esistenza.
Infine, il Signore viene portato in processione, “perché lo riceviamo per portarlo”. Il nostro ministero, conclude, è proprio questo: “accompagnare Cristo verso il suo popolo, e il popolo verso Cristo”. Di qui l’invito a “imparare a camminare insieme, nella speranza dell’incontro”, senza “distogliere lo sguardo da Colui che ci guida”.
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