Il Papa ai militari italiani: grazie per l'aiuto ai deboli durante guerre e calamità
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
“Quando andate in aiuto a popolazioni provate dalle calamità naturali o dai conflitti armati, voi, a volte senza saperlo, portate in un certo senso lo stile di Cristo, venuto per servire e non per essere servito”
Nei giorni delle celebrazioni per il 70° anniversario dalla proclamazione di San Cristoforo come patrono, il Papa riceve una delegazione dell’Arma Trasporti e Materiali dell’Esercito italiano in Sala Clementina nella mattinata di oggi, giovedì 7 novembre. E proprio i valori del patrono, il cui nome significa “colui che porta Cristo”, il Papa ricorda nel suo discorso confidando ai presenti: "Anch’io ho devozione per San Cristoforo, porto sempre la medaglia di San Cristoforo perché mi aiuti ad andare avanti".
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La necessità di un’ispirazione “dall’alto”
“Mi rallegro che un corpo militare abbia chiesto e ottenuto l’alto patrocinio di un santo martire, che ha donato la vita per testimoniare Cristo”, esordisce il Papa, sottolineando come ciò rappresenti la dimostrazione più concreta di un necessario appoggio a “valori veri” e ad una “protezione divina” per qualunque tipo di “professione o stile di vita”. “Anzi”, aggiunge Francesco, “quanto più” un lavoro comporta “la possibilità di salvare vite o di perderle, di portare sostegno, aiuto e protezione”, tanto più esso ha bisogno di mantenere un "codice etico elevato e un’ispirazione che attinge dall’alto".
La difesa dei deboli e della loro dignità
La figura di San Cristoforo, nella visione del Papa, è d’ispirazione per un costante impegno a “servire la patria” ed “operare con uno stile che pone al vertice la dignità di ogni persona umana, che è immagine del Creatore”. "Noi siamo immagini di Dio", specifica Francesco.
Uno stile che si distingue per la difesa dei più deboli e di coloro che si trovano in pericolo sia a causa delle guerre, sia per le catastrofi naturali o le pandemie
Abnegazione, ma anche grazia dal Cielo
“Perizia”, “senso del dovere” ed “abnegazione” sono valori che il Papa riconosce necessari, ribadendo tuttavia il bisogno di “impetrare dal Cielo quel supplemento di grazia, indispensabile per compiere al meglio le missioni che si intraprendono".
Significa, in breve, riconoscere che non siamo onnipotenti, che non tutto è nelle nostre mani e abbiamo bisogno della benedizione divina.
Le opere “straordinarie” dell’Arma
I compiti dell’Arma vengono definiti delicati e “straordinari” nella loro improvvisa chiamata “a intervenire in operazioni di salvaguardia della pace, o per far fronte alle conseguenze di disastri naturali, assolvendo a compiti di protezione civile e alle indispensabili attività logistiche”. Francesco ricorda il servizio prestato alle popolazioni in vari momenti di emergenza: “Terremoti”, “alluvioni”, ma anche durante la pandemia, attraverso l’allestimento di “attendamenti” ed “ospedali da campo”, senza dimenticare il “trasporto di generi di prima necessità” e di “materiali utili per la ricostruzione e le vaccinazioni”.
Servizio, senza retrocedere nel pericolo
Tali attività vengono racchiuse dal Papa in un unico termine: “servizio”. Ovvero, “porsi a disposizione del bene comune, non risparmiando energie e fatiche, non retrocedendo davanti ai pericoli per portare a termine il proprio compito”. Un dovere che spesso comporta “come risultato la salvezza di vite umane” e talvolta “il sacrificio della propria incolumità”.
Il servizio ci dà dignità. Qual è la tua dignità? Sono servitore, sono servitore. Questa è la grande dignità!
Tutti possono servire
Nel suo discorso, Francesco ricorda anche come diversi membri dell’Arma Trasporti e Materiali dell’Esercito italiano a conclusione del loro servizio si uniscano all’Associazione Nazionale Autieri d’Italia dove, “in qualità di volontari, offrono il loro aiuto alla collettività, testimoniando che la disposizione a servire è divenuta in loro un abito naturale”. Un tratto divenuto “normale” e che “non si può dismettere da un momento all’altro” andando invece calibrato “a seconda dell’età e delle condizioni di ciascuno, perché tutti, ad ogni età, possono dare il loro contributo, continuando a servire”.
Artigiani di pace
A tal proposito, Francesco cita un’espressione della “Preghiera dell’Autiere” che recita: “Dio onnipotente ed eterno, proteggi e benedici il servizio che rendiamo ai fratelli e donaci la capacità di usare i nostri mezzi anche per soccorrere e per salvare i bisognosi”. Il Papa conclude il suo discorso chiedendo l’intercessione di Maria affinché i membri dell’Arma continuino ad “essere operatori ed artigiani di pace”.
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