Il Papa: le biblioteche siano luoghi di pace e oasi di incontro
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
“Il rischio peggiore è che la guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo rallenti i progressi dei quali voi stessi siete testimoni; il rischio che armi costosissime rubino alla cultura i mezzi necessari per diffondersi; che i conflitti impediscano agli studenti di apprendere e ricercare, distruggendo scuole, università e progetti educativi. la guerra distrugge tutto”. Papa Francesco sottolinea questo drammatico costo, provocato dai conflitti che imperversano nel mondo, rivolgendosi ai partecipanti al convegno promosso dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e intitolato: “Conservata et perlecta aliis tradere. Biblioteche in dialogo”.
Non temete la complessità del mondo nel quale siamo chiamati a lavorare! Quanto avete condiviso possa aiutare a far crescere, nelle vostre Biblioteche, i saggi “scribi” lodati dal Signore Gesù, che sanno trarre dal proprio tesoro cose nuove e cose antiche, per il bene di tutti.
Le biblioteche siano oasi di incontro
Incontrando i rappresentanti di 23 prestigiose biblioteche di vari Paesi, convenuti in Vaticano per prendere parte al convegno, il Pontefice sottolinea che molte istituzioni culturali, come già successo in passato, “si trovano indifese davanti alla violenza delle guerre e della depredazione”.
Impegniamoci perché non succeda più: allo scontro di civiltà, al colonialismo ideologico e alla cancellazione della memoria rispondiamo con la cura della cultura. La cura della cultura... Sarebbe grave che, oltre alle tante barriere tra gli Stati, si innalzassero anche muri virtuali. A tale riguardo, voi bibliotecari avete un ruolo importante, oltre che per la difesa del patrimonio storico, anche per la promozione della conoscenza. Vi incoraggio a continuare a lavorare affinché le vostre istituzioni siano luoghi di pace, oasi di incontro e di libera discussione.
Una figura di riferimento
Ricordando che le biblioteche sono “chiamate a trasmettere il patrimonio del passato” secondo modalità significative per le nuove generazioni, sempre più “immerse in una cultura liquida”, il Papa indica come figura di riferimento quella di un Pontefice. Si tratta di Pio XI, Achille Ratti, che alcuni studiosi chiamano “il Papa bibliotecario”, alla guida prima della Biblioteca Ambrosiana di Milano e poi della Biblioteca Apostolica Vaticana. Questo Pontefice, ricorda Francesco, promosse l’importanza delle biblioteche “in un momento storico estremamente difficile, tra le due guerre mondiali”.
Mentre la cultura europea degenerava in ideologie tra loro opposte, il Papa dotò la Biblioteca Vaticana di nuovi spazi; favorì catalogazioni sistematiche; aprì una scuola pratica per bibliotecari. Da lui protetta, la Biblioteca divenne luogo sicuro per tanti studiosi, anche per quelli perseguitati dai regimi totalitari, ai quali il Papa si oppose sempre fermamente. Pio XI ci fa riflettere per l’intraprendenza, il coraggio e la concretezza dell’opera che ha realizzato. Oggi, infatti, abbiamo di fronte sfide culturali e sociali altrettanto decisive, da affrontare col necessario aggiornamento.
Quattro criteri
Papa Francesco ricorda di aver chiesto a monsignor V. Angelo Zani, all’inizio del suo servizio come archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, di “aprire” la Biblioteca Apostolica. E per sostenere l’impegno teso a rendere le biblioteche luoghi di pace e di incontro, il Pontefice indica, in particolare, quattro criteri proposti nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Il primo prevede “che il tempo sia superiore allo spazio”. I giacimenti immensi di sapere possano diventare “luoghi in cui sia dato il tempo di riflettere, aprendosi alla dimensione spirituale e trascendente”. Si possano cos’ favorire “studi a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati, favorendo nel silenzio e nella meditazione la crescita di un nuovo umanesimo”. Il secondo criterio richiede “che l’unità prevalga sul conflitto”: le biblioteche devono essere aperte “a tutti gli ambiti di conoscenza, testimoniando una comunione d’intenti tra differenti prospettive”. Il terzo criterio presume “che la realtà sia più importante dell’idea”. “C’è un primato della realtà che la riflessione deve sempre onorare, se vuole cercare sinceramente la verità”. Il quarto criterio esige “che il tutto sia superiore alla parte”. “Siamo chiamati - conclude Francesco - ad armonizzare la tensione tra locale e globale, ricordando che nessuno è un individuo isolato, ma ognuno è una persona che vive di legami e reti sociali, cui partecipare con responsabilità”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui