Il Papa: nel mondo sotto minaccia nucleare i credenti lavorino per la pace
Alessandro Di Bussolo - Città del Vaticano
L’impegno che insieme, “noi credenti nel Dio della pace”, “il Dio dell’amore onnipotente”, possiamo “dimostrare per la pace ci rende credibili agli occhi del mondo e in particolare delle nuove generazioni”. E l’attualità di un mondo “diviso e lacerato da odio, tensioni, guerre e minacce di un conflitto nucleare”, come si legge anche "oggi sui giornali", ci spinge “a pregare e a operare per il dialogo, la riconciliazione, la pace, la sicurezza e lo sviluppo integrale dell’intera umanità”. Lo sottolinea Papa Francesco, incontrando questa mattina, nell’auletta dell’Aula Paolo VI, prima dell’udienza generale, i partecipanti al XII Colloquio del Dicastero per il Dialogo Interreligioso con il “Centro per il Dialogo interreligioso e interculturale” di Teheran, che si sta tenendo in Vaticano.
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Il contributo educativo dei nonni, un elemento comune
Dopo essersi rallegrato per la lungo collaborazione tra i due organismi, che è “a favore di una cultura del dialogo, un tema fondamentale e a me molto caro”, il Papa si è congratulato per la scelta dell’argomento, “molto bello”, del Colloquio: “L’educazione dei giovani in particolare nella famiglia: una sfida per cristiani e musulmani”. Ha ribadito che la famiglia, “culla della vita, è il luogo primordiale dell’educazione”, è in essa “si muovono i primi passi e si impara ad ascoltare, a riconoscere gli altri, a rispettarli, ad aiutarli e a convivere con loro”.
Un elemento comune delle nostre diverse tradizioni religiose lo si può riscontrare nel contributo educativo dato dagli anziani ai giovani. Dirò una cosa che ho molto a cuore: i nonni, con la loro saggezza, assicurano l’educazione religiosa ai loro nipoti, fungendo da anello decisivo nel rapporto familiare tra le generazioni. Onorare i nonni è tanto importante.
Il dialogo tra credenti apre all'incontro nella famiglia umana
Una religiosità che, trasmessa senza formalità e con la testimonianza della vita, si deve considerare, per Francesco, “di grande valore per la crescita dei giovani”. Ed è anche “una sfida educativa comune” per cristiani e musulmani, nelle nuove complesse situazioni dei matrimoni “misti”, nelle quali, come ha scritto nell’Esortazione postsinodale Amoris laetitia “si può riconoscere un luogo privilegiato di dialogo interreligioso”. Una famiglia che, pur colpita dall’indebolimento “della fede e della pratica religiosa, in alcune società”, è chiamata oggi ad affrontare numerose sfide, e per compiere al meglio la sua missione educativa, secondo il Pontefice, “ha bisogno del sostegno di tutti, compreso quello dello Stato, della scuola, della propria comunità religiosa e delle altre istituzioni”.
Tra i vari compiti della famiglia vi è quello di educare ad “abitare” oltre i limiti della propria casa. Il dialogo tra credenti di varie religioni fa proprio questo, permette di uscire dagli schemi strutturati per aprirsi all’incontro nella grande famiglia umana universale.
Cooperazione fraterna e dignità di ogni persona
Un dialogo che per essere fruttuoso, per Papa Francesco, “dev’essere sincero, dev’essere rispettoso, dev’essere amichevole, dev’essere concreto", in modo da “essere credibili agli occhi della propria comunità, come pure davanti agli interlocutori e alle loro comunità, senza mai dimenticare che a Dio renderemo conto di tutto ciò che pensiamo, diciamo o facciamo”. Infine, per il Papa, l’educazione dei giovani “si attua attraverso la cooperazione fraterna nel cammino della ricerca di Dio”.
In questa ricerca non dobbiamo mai stancarci di parlare e di operare a favore della dignità e dei diritti di ogni persona, di ogni comunità e di ogni popolo. Difendere sempre i diritti della persona, della comunità e del popolo. La libertà di coscienza e la libertà di religione infatti sono la pietra angolare dell’edificio dei diritti umani.
Perché la libertà religiosa, e qui Francesco cita il Concilio Vaticano II, “non si limita all’esercizio del proprio culto, ma consente di essere totalmente liberi di decidere nel campo del proprio credo e della pratica religiosa”.
Vicino al piccolo gregge dei cattolici in Iran
All’inizio del suo discorso, il Pontefice aveva ricordato che nel concistoro del 7 dicembre creerà cardinale l’arcivescovo di Teheran-Ispahan, Dominique Joseph Mathieu. Una scelta, aveva aggiunto, “che esprime vicinanza e sollecitudine per la Chiesa in Iran”, e “si riflette anche a favore dell’intero Paese”, sottolineando che la sorte del “piccolo gregge” della Chiesa Cattolica in Iran, gli “sta molto a cuore”. Confermando poi di essere al corrente “della sua situazione e delle sfide che è chiamata ad affrontare” per testimoniare Cristo e “dare il suo contributo, discreto ma significativo, al bene dell’intera società, libera da discriminazioni di carattere religioso, etnico o politico”.
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