Il Papa ai giovani: non “stelle per un giorno” ma testimoni dell'amore di Dio
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Nelle mani dei giovani coreani che prendono la croce della Gmg, al termine della Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, da quelle dei ragazzi portoghesi c’è molto di più che un semplice passaggio di consegne. Ad accompagnare il momento l’icona della Madonna Salus Popoli Romani, a cui Papa Francesco è devoto. È infatti a Gesù e alla protezione della Vergine che vengono affidate le speranze, i timori e le gioie di tanti giovani in cammino verso Seoul 2027.
Teniamo gli occhi fissi su Gesù, sulla sua Croce, e su Maria, nostra Madre: così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti, senza temere le accuse, senza bisogno dei consensi, con la propria dignità, con la propria sicurezza di essere salvati e di essere accompagnati dalla mamma, Maria, senza fare dei compromessi, senza maquillage spirituale. La vostra dignità non ha bisogno di essere truccata. Andiamo avanti, contenti di essere per tutti, di essere nell’amore, e essere testimoni della verità. E per favore, non perdere la gioia.
Le domande difficili
Ci sono poi le parole del Papa che, in un’omelia di padre, si fa interprete delle domande che albergano nel cuore di tanti e a cui sembra impossibile dare risposta. Parla “delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici”, di un futuro incerto fatto di lavori precari, di “divisioni e disparità che polarizzano la società”.
Nessuna paura delle condanne
Si sofferma così su tre parole - le accuse, i consensi e la verità - che “possono aiutarci – spiega il Papa – a procedere con coraggio nel nostro cammino, attraverso le sfide che incontriamo”. Partendo dalle accuse che vengono mosse a Gesù, Francesco ricorda che Pilato non vuole turbamenti nella “pace militarizzata” del suo distretto e quindi accontenta gli accusatori del Messia. Attraverso questo episodio, il Papa invita i giovani a non aver paura se messi “sotto accusa” perché seguono Gesù, a non sentirsi sbagliati, a non omologarsi perché prima o poi le accuse cadranno e si riveleranno per quelle che sono, “illusioni”.
Ciò che resta, come Cristo ci insegna, è altro: sono le opere dell’amore. Questo è ciò che rimane e che rende bella la vita! Il resto non conta. L’amore concreto nelle opere. Perciò, vi ripeto: non abbiate paura delle “condanne” del mondo. Continuate ad amare! Ma ad amare alla luce del Signore, a dare la vita per aiutare gli altri.
La gratuità dell’amore che salva
La seconda parola è “consenso”. Gesù dice che il suo regno non è di questo mondo, rifiutando così ogni logica di potere e così i giovani di oggi possono fare, non lasciandosi “contagiare dalla smania di essere visti, approvati e lodati”, lontani dalla ricerca affannosa dell’approvazione altrui che porta a “sgomitare competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali” e la propria dignità. “Dio vi ama così come siete, non come apparite” è infatti la gratuità dell’amore che rende felici e salva, un amore che è libertà “in armonia - dice il Papa - con la vostra dignità”.
Non truccatevi l’anima, non truccatevi il cuore; siate come siete: sinceri, trasparenti. Non siate “stelle per un giorno” sui social o qualsiasi altro contesto. Il cielo in cui siete chiamati a brillare è più grande: è il cielo dell’amore, è il cielo di Dio.
Il cielo di piccole luci
Francesco ricorda che il cielo di Dio è fatto di “piccole luci” che rendono forti, è “un firmamento vero in cui splendere come astri nel mondo”, riflesso di un amore che “non si compra, è gratuito, è donazione di sé stesso”.
Queste piccole luci: affetto fedele degli sposi - cosa bella -, la gioia innocente dei bambini – è una bella gioia questa! -; l’entusiasmo dei giovani, siate entusiasti tutti voi; la cura degli anziani. Una domanda: voi avete cura degli anziani? Andate a trovare i nonni? Siete generosi nella vostra vita e caritatevoli verso i poveri nell’onestà del lavoro.
La grande menzogna dell’io
La verità, l’ultima parola, passa dall’amore per Dio e i fratelli. Ci libera infatti dalla prigionia dell’io, “radice di ogni ingiustizia e infelicità”, e ci fa fiorire nella “piena dignità”. Ricordando il futuro santo Pier Giorgio Frassati e l’invito a non vivacchiare, Francesco esorta a “testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha amato”.
Non è vero, come alcuni pensano, che gli eventi del mondo sono “sfuggiti” dalle mani di Dio. Non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell’uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio.
Al cospetto di Dio
Francesco sfiora l’attualità di oggi, fatta di conflitti e violenze. Ricorda che Dio ci lascia liberi di scegliere, che non ci lascia soli e non smette mai di amarci e risollevarci.
Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, come avranno la faccia quando si presenteranno davanti al Signore? “Perché hai fatto quella guerra? Perché hai ucciso?”. E loro, cosa risponderanno? Pensiamo a questo. Anche a noi, noi non facciamo la guerra, noi non uccidiamo, ma ho fatto questo, questo, questo, … Quando il Signore ci dirà: “Ma perché hai fatto questo? Perché sei stato ingiusto in questo? Perché hai speso questi soldi nella tua vanità?”. Anche a noi il Signore ci domanderà queste cose.
Maria accanto alla Croce
Infine ricordando il passaggio della croce e dell’immagine di Maria Salus Popoli Romani dai portoghjesi ai coreani. Il Papa esorta a guardare a Gesù e a Maria, la madre.
Voi giovani coreani riceverete la Croce, il Signore, la Croce di vita, il segnale di vittoria, ma non da sola. La riceverete con la mamma. È Maria ad accompagnarci sempre verso Gesù; è Maria che nei momenti difficili è accanto alla Croce nostra per aiutarci, perché Lei è Madre, Lei è mamma. È la nostra mamma. Pensate a Maria.
La certezza dell'amore invincibile di Dio
Poco prima del passaggio della Croce e dell'icona di Maria, simboli che "vennero affidati ai giovani da San Giovan Paolo II perché li portassero in tutto il mondo", Francesco ha rivolto un pensiero ai ragazzi anche alle vittime delle guerre:
E voi, cari giovani coreani, adesso tocca a voi! Portando la Croce in Asia voi annuncerete a tutti l’amore di Cristo. Abbiate coraggio! Abbiate il coraggio di testimoniare la speranza di cui abbiamo più che mai bisogno oggi. Là, dove passeranno questi simboli, possano crescere la certezza dell’amore invincibile di Dio e la fratellanza tra i popoli. E per tutti i giovani vittime dei conflitti e delle guerre, la Croce del Signore e l’icona di Maria Santissima, siano sostegno e consolazione.
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