Il Papa: ascoltare senza condannare sia la via per l'unità tra cattolici e ortodossi
Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
L'orizzonte di una "piena comunione", che non si è ancora concretizzata a causa di "divisioni millenarie", diventa stimolo alla preghiera e al lavoro comune per predisporsi ad "accettare il dono divino dell'unità". Nel suo messaggio al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I in occasione della festa di Sant'Andrea, Papa Francesco incoraggia l'ascolto senza condanna come strada maestra verso la concordia tra cattolici ed ortodossi. Un legame che il Papa auspica possa concretizzarsi nella celebrazione congiunta dell'imminente 1700° anniversario del primo concilio ecumenico di Nicea, "testimonianza della crescente comunione che già esiste tra tutti coloro che sono battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
Lo scambio di delegazioni cattoliche ed ortodosse
Il messaggio è stato consegnato al patriarca ecumenico dal Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani, al termine della Divina Liturgia che si è tenuta nella chiesa patriarcale di San Giorgio al Fanar ad Istanbul, in Turchia. La presenza di una delegazione della Santa Sede - comprendente gli altri superiori del Dicastero, il segretario monsignor Flavio Pace e il sottosegretario monsignor Andrea Palmieri, insieme al nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Marek Solczyński - è parte del tradizionale scambio di delegazioni cattoliche e ortodosse in occasione delle rispettive feste dei santi patroni.
Il dialogo "fecondo" nel movimento ecumenico
Papa Francesco ricorda il recente sessantesimo anniversario della promulgazione del decreto Unitatis redintegratio, con il quale la Chiesa cattolica entrò ufficialmente "nel movimento ecumenico". Una "via al dialogo", particolarmente "fecondo" con gli ortodossi, nel segno di una "rinnovata fratellanza" che oggi viene vissuta "con particolare intensità".
"Divisioni millenarie" da superare in "piena comunione"
Tuttavia, nota Francesco, quella "piena comunione tra tutti i cristiani" auspicata dal documento non è ancora divenuta realtà. "Ciò non sorprende", sottolinea il Papa, "poiché divisioni millenarie non possono essere superate in pochi decenni". L'integrale concordia non può prescindere dalla sua "dimensione escatologica, innegabile nella misura in cui il cammino verso l’unità coincide con quello della salvezza già donata in Gesù Cristo, alla quale la Chiesa parteciperà pienamente solo alla fine dei tempi".
Preghiera e sforzi comuni per l'unità
Il "fine ultimo" della comunione tra cristiani ed ortodossi non va quindi perso di vista, secondo Francesco, così come la "fiducia" nella loro unità, da raggiungere "nel corso della storia e in tempi ragionevoli.
Ascolto senza condanna, il modello del Sinodo
L'impegno della Chiesa cattolica verso questa direzione ha ricevuto un ulteriore impulso dall'ultimo Sinodo, scrive il Papa. "Ascoltare senza condannare" è il modello intrapreso dall'Assemblea dei vescovi. Un esempio che, "in un mondo lacerato da opposizione e polarizzazione", Francesco auspica possa essere replicato anche nel dialogo tra le diverse confessioni cristiane. Nella cornice del Sinodo, il Papa ricorda anche il contributo del metropolita Job di Pisidia, delegato del patriarca ecumenico di Costantinopoli.
Unità dei cristiani, segno di pace in tempi di guerra
Il prossimo anniversario del primo Concilio ecumenico di Nicea, afferma il Pontefice "rafforzerà i vincoli già esistenti e incoraggerà tutte le Chiese a dare una rinnovata testimonianza nel mondo attuale". La "fratellanza" tra le diverse confessioni sarà da esempio per un mondo "afflitto da guerra e violenza". In tal senso, Francesco conclude rinnovando l'appello "perché vi sia pace in Ucraina, Palestina, Israele e Libano, come anche in tutte quelle regioni in cui si combatte quella che ho spesso definito una guerra mondiale a pezzi”.
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