Il Papa: la guerra toglie il sorriso ai bambini, Gesù è segno di pace
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Lo sventolio di bandierine bianche, tanti bimbi portati al Papa per essere benedetti, anche un fagottino avvolto in una coperta verde acqua, rosari che vengono donati ai più piccoli per ricordare questa giornata di Francesco in Corsica. Sono alcuni dei momenti del passaggio della papamobile, con canti in lingua corsa intervallati dalle acclamazioni a “Papa Francescu”, verso la Place d’Austerlitz, conosciuta anche come “Place du Casone” o “Grotta di Napoleone” che, secondo quanto si narra, qui da bambino sognava in grande. Il palco è dominato dal bianco e dall’azzurro, con una grande croce ad ancora che guarda i circa 15mila fedeli, ed è sovrastato dalla scritta “Apace”, parola quanto mai urgente e attuale.
La speranza di pace è Gesù, dice il Papa nell’omelia in italiano, una speranza che non delude perché il Signore abita sempre in mezzo a noi e da questa certezza che si trova quella forza inesauribile per cercare la giustizia e la pace. Nel cuore di Francesco c’è il dolore per chi vive la guerra e che non si cancella nemmeno sul volto dei bambini.
Fratelli e sorelle, purtroppo sappiamo bene che non mancano tra le nazioni grandi motivi di dolore: miseria, guerre, corruzione, violenze. Vi dico una cosa: delle volte vengono nelle udienze bambini ucraini che per la guerra sono stati portati qui. Sapete una cosa? Questi bambini non sorridono! Hanno dimenticato il sorriso. Per favore, pensiamo a questi bambini nelle terre di guerre, il dolore … Tanti bambini.
La grazia dei bambini
Poco prima di ricordare le sofferenze dei piccoli ucraini, Francesco aveva espresso la sua sorpresa e la gioia di vedere così tanti bambini in Corsica, da qui l’esortazione a fare figli perché “saranno la vostra gioia, la vostra consolazione nel futuro”.
Anche complimenti! Mai ho visto tanti bambini come qui! Ma è una grazia di Dio. E soltanto ho visto due cagnolini. Mai ho visto tanti bambini. Soltanto a Timor-Leste erano tanti così, ma le altre città non tanti così. Questa è la vostra gioia e la vostra gloria.
I nonni, la saggezza di un popolo
Bambini e nonni sono da sempre nei pensieri del Papa. Anche ad Ajaccio, alla folla di pellegrini che lo ascoltano invita in questo tempo di Avvento a chiedersi come si relazionano agli anziani, ai nonni.
“Come io mi comporto davanti agli anziani? Vado a cercarli? Perdo il tempo con loro? Li ascolto? O no, sono noiosi, con le storie loro … Li abbandono?” Prendete cura dei vecchi che sono la saggezza di un popolo.
Preparare il cuore
“Che cosa dobbiamo fare?”. Il Papa richiama la domanda che la gente rivolgeva a Giovanni il Battista e che “forse oggi, prima di andare a letto, ognuno di noi può dire come preghiera: ‘Signore, cosa devo fare per preparare il cuore al Natale?”. Il Papa esorta dunque a chiedere con coraggio, con sincerità e senza paura, cosa fare “, per preparare un cuore umile e fiducioso al Signore che viene”.
Il meglio che noi possiamo fare per essere salvati e cercati da Gesù, è dirci la verità su noi stessi: “Signore, sono peccatore”. Tutti noi lo siamo, qui. Tutti. “Signore, sono peccatore”. E così ci avviciniamo a Gesù con la verità, non con il maquillage di una giustizia non vera.
Le mani chiuse
Attesa sospettosa e attesa gioiosa: Francesco si sofferma su entrambi gli atteggiamenti spirituali per attendere il Messia. Il primo è segnato dalla “sfiducia” e dall’ “ansietà” che chiamano tristezza, pensieri egocentrici, dubbi sul futuro, angoscia che rovina sempre. “I cristiani – aggiunge – non devono vivere con l’angoscia”.
Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente là dove dilaga il consumismo! Una società così che vive di consumismo, invecchia insoddisfatta, perché non sa donare: chi vive per sé stesso non sarà mai felice. Chi vive così…e non ha le mani per dare, per condividere, mai sarà felice. E questo è un male che tutti noi possiamo avere, tutti i cristiani, anche noi, i preti, i vescovi, i cardinali … Tutti. Anche il Papa.
La medicina è la fede
“La fede in Dio dà speranza!”: dice il Papa e lo si è visto, spiega, proprio nel Congresso sulla pietà popolare che si è tenuto ad Ajaccio. Il Rosario, ad esempio, “insegna a tenere il cuore centrato su Gesù Cristo, con lo sguardo contemplativo di Maria”. Altro esempio, aggiunge Francesco, è il servizio delle confraternite, “associazioni di fedeli, così ricche di storia, partecipano attivamente alla liturgia e alla preghiera della Chiesa, che abbelliscono con i canti e le devozioni del popolo”.
Ai membri delle confraternite raccomando di farsi sempre vicini con disponibilità, soprattutto ai più fragili, rendendo operosa la fede nella carità. E quella confraternita che ha una devozione speciale si faccia vicino a tutti, vicini ai prossimi per aiutarli.
L’attesa gioiosa
Francesco si sofferma poi sull’attesa gioiosa ricordando che per i cristiani non è una “gioia da carnevale” ma nasce dalla certezza che Dio è in mezzo a noi, “frutto dello Spirito Santo per la fede in Cristo Salvatore, che bussa al nostro cuore, liberandolo dalla mestizia e dalla noia”. Così l’Avvento è “una festa piena di futuro per tutti i popoli: in compagnia di Gesù scopriamo la vera gioia di vivere e di donare i segni di speranza che il mondo attende”.
Fiducia nel Signore che è in mezzo a noi, è in mezzo a noi. Tante volte non ricordiamo questo: è in mezzo a noi, quando facciamo un’opera buona, quando educhiamo i figli, quando ci prendiamo cura degli anziani. Invece non è in mezzo a noi quando facciamo il chiacchiericcio, e sempre sparlando degli altri. Lì non c’è il Signore; siamo noi.
Infine l’invito a rendere testimonianza di questa gioia, della “sicurezza che Cristo è con noi, cammina con noi”.
Il saluto a Papa Francesco
“La Messa di questa Domenica Gaudete ha portato gioia a tutti noi, fedeli di Ajaccio, e a quelli che sono venuti da tutta la Corsica e dal continente per vivere questo momento di comunione e di speranza”. Così il cardinale François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio, al termine della celebrazione in Place d’Austerlitz. Sottolineando come “la fede cristiana senza arroganza e senza complessi” può fornire un po' di sale evangelico per riscoprire la gioia di vivere, il porporato ha sottolineato come il Vangelo “ci sfida a condurre una vita migliore, più giusta, più pacifica”. In dono al Papa una partitura di un antifonario proveniente da un convento di Sartène del XI° secolo, scritto su pergamena.
Aperti al mondo
Francesco ha ringraziato perché “per tutta questa giornata in cui mi sono sentito a casa!”, ha invitato ad andare avanti “in armonia, nella distinzione che non è separazione, collaborando sempre per il bene comune”. Poi un saluto al cardinale corso Mamberti e ha raccomandato vicinanza con il cuore, i gesti e l’aiuto soprattutto agli anziani soli, i malati, i carcerati. “Il Vangelo di Gesù Cristo vi aiuti ad avere il cuore aperto al mondo: le vostre tradizioni sono una ricchezza da custodire e coltivare, ma non per isolarvi, mai. Avanti con le vostre tradizioni avanti, sempre per l’incontro e la condivisione”. A chiudere la celebrazione un intenso canto a Maria con 15mila persone che avevano in mano una candela ad illuminare la notte.
Il saluto al sindaco di Ajaccio
La Sala Stampa vaticana ha informato su Telegram che prima di lasciare il vescovado e dirigersi alla Place d’Austerlit per la celebrazione della Messa, Francesco ha ricevuto il sindaco di Ajaccio per un breve saluto. Al termine, riferisce la nota, il Papa ha scritto questa dedica sul Libro d’Onore del Comune: "Attaccati alle radici e aperti al mondo! Questo è l’augurio che lascio ai cittadini di Ajaccio, ringraziandoli di cuore per la calorosa accoglienza. Prego per voi, per favore fatelo per me”.
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