Il Papa: la fraternità, il "dono stupendo" del Natale
Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
"Un dono stupendo". Così, nella festa simbolo dello scambio reciproco di regali ed affetti, Francesco definisce il Natale di Gesù. Lo fa oggi, 27 dicembre, attraverso l'account X @Pontifex, con il quale il Papa raggiunge milioni di fedeli in nove lingue.
Cercare l'amore "nel travaglio di questo nostro tempo"
La ricorrenza del 25 dicembre continua a ricordare "che Dio ci ama e che vuole stare con noi". Un accento, quello posto sul continuo rinnovarsi dell'annuncio natalizio, che il Papa ha fatto suo anche nell'ultimo messaggio Urbi et Orbi. Un "mistero che non cessa di stupirci e commuoverci" - così l'ha tratteggiato il Papa - avvenuto "più di duemila anni fa" ma adeguato all'attualità "per opera dello Spirito Santo, lo stesso Spirito d’amore e di vita che fecondò il grembo di Maria e dalla sua carne umana formò Gesù". Valori e sentimenti, quelli natalizi, che "nel travaglio di questo nostro tempo" trovano terreno fertile, comunicando al mondo intero "la Parola eterna di salvezza", quella che dice "Io ti amo, io ti perdono, ritorna a me, la porta del mio cuore è aperta per te!"
Portare la speranza "dove è stata perduta"
Nel solco di questo primo regalo natalizio, Francesco ne appunta un secondo, "che anche noi possiamo amarci gli uni gli altri come fratelli". Un invito alla fratellanza accompagnato da un'accorata osservazione - "Quanto bisogno ne abbiamo oggi!" - che si riflette nell'altrettanto intenso appello dell'Urbi et Orbi perché si arrivi a "far tacere le armi e a superare le divisioni". Fare quel "passo" in più, entrando per quella Porta Santa "aperta", anzi "spalancata", alla quale "non è necessario bussare", che proprio in concomitanza con il Natale il Papa per primo ha varcato, dando inizio al Giubileo. Un dono, come affermato da Francesco nell'omelia della Messa natalizia, che è anche un impegno: "portare la speranza" a quelle popolazioni, a quei fratelli e sorelle, "dove è stata perduta".
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