Il Papa: custodire la vita per costruire una civiltà della pace
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
È “la nostra vita, la nostra fragile umanità”, e pure quella di coloro che ogni giorno ci passano accanto, “il luogo privilegiato” dove poter incontrare Gesù. Perché Lui è “nato da donna”, “Dio si è fatto uno di noi nel grembo di Maria”, “viene nella carne”. “È Signore del tempo”, eppure “abita questo nostro tempo” e “anche questo nuovo anno, con la sua presenza d’amore”. Nella Messa della solennità di Maria Santissima Madre di Dio presieduta oggi, 1 gennaio, nella Basilica di San Pietro, la prima del 2025, ad otto giorni dall’apertura del Giubileo, anno di riconciliazione in cui poter fare più esperienza di Dio, Francesco spiega con semplicità dove poterlo trovare Dio, “nella piccolezza della vita”. Ed è Maria che ci porta a Lui. Lei, la Madre di Dio, “ci riporta a Gesù, ci parla di Gesù, ci conduce a Gesù”; “Dio si è fatto uno di noi” nel suo grembo, per questo lei è “la porta per cui Cristo entrò in questo mondo”, come l’ha definita Sant’Ambrogio.
Non un Dio astratto ma di carne e sangue
È gremita la basilica vaticana, la riempiono oltre cinquemila fedeli mentre a concelebrare con il Pontefice sono in 252, fra cardinali, vescovi e sacerdoti. È adornata con stelle di Natale, mentre davanti al baldacchino del Bernini risalta la piccolezza del Bambinello, il “nato da donna” come sottolinea l’apostolo Paolo nella lettera ai Galati. Il Papa lo ripete più volte per spiegare che “Gesù, nostro Salvatore, si è fatto carne e si svela nella fragilità della carne”. Non è un Dio lontano.
C’è una tentazione, che affascina oggi tante persone ma che può sedurre anche tanti cristiani: immaginare o fabbricarci un Dio “astratto”, collegato a una vaga idea religiosa, a qualche buona emozione passeggera. Invece, è concreto, è umano: è nato da donna, ha un volto e un nome, e ci chiama ad avere una relazione con Lui. Cristo Gesù, il nostro Salvatore, è nato da donna; ha carne e sangue; viene dal seno del Padre, ma si incarna nel grembo della Vergine Maria; viene dall’alto dei cieli ma abita le profondità della terra.
Pur essendo “Figlio di Dio”, Cristo “si è fatto Figlio dell’uomo”, e poiché “è nato da donna” è, in pratica, “uno di noi” e “per questo Egli può salvarci”, specifica Francesco.
Un bambino nella mangiatoia
E torna ancora alla Natività narrata dalla liturgia del tempo di Natale, il Pontefice, e nella sua omelia rievoca l’immagine del presepe. A renderla più vivida un nugolo di bambini vestiti da Magi, i cantori delle stelle, Die sternsinger, i piccoli che tradizionalmente in Germania vanno di casa in casa per raccogliere soldi da destinare ai bambini dei Paesi più poveri. Quelle descrizioni che ci offre il Vangelo mostrano l’umanità di Cristo, quel suo svelarsi agli uomini “nella fragilità della carne”, essendo “disceso nel grembo di una donna” e “nascendo come tutte le creature”, fa notare il Papa.
Per questo i pastori andando a vedere con i loro occhi quanto l’Angelo ha loro annunciato, non trovano segni straordinari o manifestazioni grandiose, ma “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Trovano un neonato inerme, fragile, bisognoso delle cure della mamma, bisognoso di fasce e di latte, bisognoso di carezze e di amore.
La scelta della piccolezza
Nelle parole di Francesco c’è tutto il mistero del Natale - Dio che si fa uomo - e pure la chiave di lettura per comprendere chi è davvero Gesù e il modo in cui si manifesta nel mondo.
In tutta la vita di Gesù possiamo vedere questa scelta di Dio, la scelta della piccolezza e del nascondimento; Egli non cederà mai al fascino del potere divino per compiere grandi segni e imporsi sugli altri come gli aveva suggerito il diavolo, ma svelerà l’amore di Dio nella bellezza della sua umanità, abitando tra noi, condividendo la vita ordinaria fatta di fatiche e di sogni, mostrando compassione per le sofferenze del corpo e dello spirito, aprendo gli occhi dei ciechi e rinfrancando gli smarriti di cuore.
Sono i tre atteggiamenti di Dio, quelli che il Papa spesso rimarca: misericordia, vicinanza e compassione.
Gesù in ogni persona che incontriamo
Insomma “Gesù ci mostra Dio attraverso la sua umanità fragile, che si prende cura dei fragili” e poiché “nato da donna”, e dunque uomo, “possiamo incontrarlo e dobbiamo cercarlo nel volto di ogni essere umano”, insiste il Pontefice. E quell’essersi “fatto piccolo”, bisognoso delle cure e delle attenzioni di una madre, “vuol dire che ancora oggi Egli viene in tutti coloro che hanno bisogno della stessa cura: in ogni sorella e fratello che incontriamo e che ha bisogno di attenzione, di ascolto, di tenerezza”.
Questo nuovo anno che si apre, allora, affidiamolo a Maria, Madre di Dio, perché anche noi impariamo come Lei a trovare la grandezza di Dio nella piccolezza della vita; perché impariamo a prenderci cura di ogni creatura nata da donna, anzitutto custodendo il dono prezioso della vita, come fa Maria: la vita nel grembo materno, quella dei bambini, quella di chi soffre, la vita dei poveri, la vita degli anziani, di chi è solo, di chi è morente.
Promuovere il rispetto della dignità della vita umana
Il Papa sottolinea che Maria, la quale ha custodito Gesù nel suo grembo, ci insegna che “custodire la vita, prendersi cura della vita ferita, - tanta vita ferita, tanta, ridare dignità alla vita di ogni ‘nato da donna’ è la base fondamentale per costruire una civiltà della pace”. Da qui l’invito, già espresso nel Messaggio per l’odierna Giornata Mondiale della Pace, ad “un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro”.
Consegnare a Maria ciò preoccupazioni e gioie
Infine, con uno sguardo all’anno giubilare, Francesco esorta ad affidarsi a “Maria, Madre di Dio e Madre nostra”, a consegnarle “le domande, le preoccupazioni, le sofferenze, le gioie e tutto ciò che portiamo nel cuore” e a raccomandarle “il mondo intero, perché rinasca la speranza, perché finalmente germogli la pace per tutti i popoli della Terra”.
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