Francesco: chi segue Dio non ignora il grido dei feriti e degli esclusi
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Donare la vita con generosità. È il presupposto che Papa Francesco chiarisce fin dall'inizio del suo Messaggio, che reca la data di oggi dal Policlinico Gemelli, per la 62.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni del prossimo 11 maggio, attraversato dall'incoraggiamento a intraprendere con speranza l'inclinazione a cui ci si sente interiormente chiamati. Ogni vocazione nella Chiesa, afferma infatti, sia essa laicale o di ministero ordinato o di vita consacrata, è "segno della speranza che Dio nutre per il mondo".
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Dio non delude e non abbandona
Di fronte allo smarrimento verso il futuro che sperimentano le nuove generazioni, l'atteggiamento che suggerisce il Pontefice è quello della fiducia nella Provvidenza, in quel "Dio che non delude".
Sperimentano spesso incertezza sulle prospettive lavorative e, più a fondo, una crisi d’identità che è crisi di senso e di valori e che la confusione digitale rende ancora più difficile da attraversare. Le ingiustizie verso i deboli e i poveri, l’indifferenza di un benessere egoista, la violenza della guerra minacciano i progetti di vita buona che coltivano nell’animo. Eppure il Signore, che conosce il cuore dell’uomo, non abbandona nell’insicurezza, anzi, vuole suscitare in ognuno la consapevolezza di essere amato, chiamato e inviato come pellegrino di speranza.
Occorrono guide sagge e spazi adeguati
Accogliere, discernere e accompagnare il cammino vocazionale: sono le parole chiave dell'impegno pastorale che secondo il Papa va rafforzato di energie, con l'aiuto dello Spirito Santo di cui è necessario sentirsi co-protagonisti. L'invito è a conoscere le vite di giovani santi e beati che "hanno vissuto la vocazione come cammino verso la felicità piena, nella relazione con Gesù vivo".
Si tratta di essere per loro persone capaci di ascolto e di accoglienza rispettosa; persone di cui possano fidarsi, guide sagge, pronte ad aiutarli e attente a riconoscere i segni di Dio nel loro cammino. Esorto pertanto a promuovere la cura della vocazione cristiana nei diversi ambiti della vita e dell’attività umana, favorendo l’apertura spirituale di ciascuno alla voce di Dio. A questo scopo è importante che gli itinerari educativi e pastorali prevedano spazi adeguati di accompagnamento delle vocazioni.
Ogni vocazione sia risposta al bisogno di consolazione
"Il silenzio della preghiera è indispensabile per leggere la chiamata", ricorda ancora Francesco. L'importante è considerare ogni vocazione non tanto come autoaffermazione ma come risposta "libera e consapevole" a un servizio. In questa luce, la chiamata va scoperta con l'aiuto comunitario. La vocazione infatti "non è mai un tesoro che resta chiuso nel cuore, ma cresce e si rafforza nella comunità che crede, ama e spera", scandisce ancora il Successore di Pietro.
Chi si mette in ascolto di Dio che chiama non può ignorare il grido di tanti fratelli e sorelle che si sentono esclusi, feriti, abbandonati. Ogni vocazione apre alla missione di essere presenza di Cristo là dove più c’è bisogno di luce e consolazione. In particolare, i fedeli laici sono chiamati ad essere “sale, luce e lievito” del Regno di Dio attraverso l’impegno sociale e professionale.
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