Francesco: offrire alle vittime di abusi ospitalità e cura per le ferite dell’anima
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Un prezioso servizio che è “ossigeno” per le Chiese locali e le comunità religiose. Il Papa descrive così il lavoro della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori che da ieri, 24 marzo, è riunita in assemblea plenaria fino a venerdì. In un messaggio firmato dal Policlinico Gemelli e che porta la data del 20 marzo, Francesco scrive che “dove c’è un bambino o una persona vulnerabile al sicuro, lì si serve e si onora Cristo”.
La prevenzione degli abusi non è una coperta da stendere sulle emergenze, ma una delle fondamenta su cui edificare comunità fedeli al Vangelo.
Presidi di protezione
Francesco sottolinea nel testo che il lavoro della Commissione non è riconducibile a protocolli da applicare ma promuove presidi di protezione ovvero “una formazione che educa, dei controlli che prevengono, un ascolto che restituisce dignità”.
Quando impiantate pratiche di prevenzione, persino nelle comunità più remote, state scrivendo una promessa: che ogni bambino, ogni persona vulnerabile, troverà nella comunità ecclesiale un ambiente sicuro. Questo è il motore di quella che dovrebbe essere per noi una conversione integrale.
Viscere di misericordia
La richiesta di Francesco è chiara e si articola in tre punti: un lavoro comune con i dicasteri della Curia Romana; operare in sinergia con realtà extra-ecclesiali “perché la tutela diventi linguaggio universale” ma soprattutto offrire ospitalità e cura delle ferite dell’anima sullo stile del buon samaritano.
Ascoltare con l’orecchio del cuore, così che ogni testimonianza trovi non registri da compilare, ma viscere di misericordia da cui rinascere.
Sentinelle sul dolore
Il Pontefice ricorda che in dieci anni è cresciuta la rete di sicurezza nella Chiesa pertanto l’invito finale alla Pontificia Commissione per la tutela dei minori è di “essere sentinelle che vegliano mentre il mondo dorme”, che vincono la tentazione di archiviare il dolore e si impegnano per sanarlo. Infine l’esortazione a camminare con speranza e dedizione sulla via intrapresa.
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