Messa per il 60.esimo Concilio Vaticano II
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Liberaci dall’autosufficienza, dall’autoreferenzialità, dalle polarizzazioni: Papa Francesco lo chiede al Signore a cui rende grazie “per il dono del Concilio”. Nell’omelia pronunciata alla Messa in San Pietro, il Papa indica alla Chiesa ciò che è fondamentale: l’amore per Dio, la misericordia verso tutti gli uomini e le donne, l’umiltà, la gioia, l’unità. Le parole di Francesco commentano il brano del Vangelo dove Gesù chiede a Pietro: “mi ami?” e gli dice: “pasci le mie pecore”. “Sentiamo rivolte anche a noi come Chiesa, queste parole del Signore” dice il Papa sottolineando come il Concilio sia stato "una grande risposta" alla domanda di Gesù.
“Pasci le mie pecore”: è questo l’amore che Dio vuole dalla sua Chiesa, dice il Papa, un amore che non “prende per sé”, ma che “si occupa degli altri”:
"Quant’è attuale il Concilio: ci aiuta a respingere la tentazione di chiuderci nei recinti delle nostre comodità e convinzioni, per imitare lo stile di Dio. Per la Chiesa, sostiene Francesco, è necessario ritrovare la sorgente dell’amore per scendere a valle ed essere “canale di misericordia per tutti” e in particolare per i poveri. Infine Francesco esorta all’unità: "Quante volte - afferma -, dopo il Concilio, i cristiani si sono dati da fare per scegliere una parte nella Chiesa, senza accorgersi di lacerare il cuore della loro Madre! Quante volte si è preferito essere 'tifosi del proprio gruppo' anziché servi di tutti, progressisti e conservatori piuttosto che fratelli e sorelle, 'di destra' o 'di sinistra' più che di Gesù; (...) Tutti, tutti siamo figli di Dio. Tutti fratelli nella Chiesa. Tutti Chiesa: tutti. (...) Noi siamo le sue pecore, il suo gregge, e lo siamo solo insieme, uniti".