Omelia della Messa della Domenica delle Palme
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La liturgia della Domenica delle Palme rievoca l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme e subito dopo la sua Passione fino alla morte. Gesù sulla croce vive l’abisso della sofferenza, l’impensabile lontananza dal Padre e grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Il Papa afferma: "Ecco la sofferenza più lacerante, è la sofferenza dello spirito: (…)Vede il cielo chiuso, sperimenta la frontiera amara del vivere, il naufragio dell’esistenza, il crollo di ogni certezza: grida “il perché dei perché”.
Ma per Gesù non è la fine, si affida al Padre e dall’interno della sua sofferenza offre a noi la speranza. Francesco spiega: "Non è la fine, perché Gesù è stato lì e ora è con te: Lui che ha sofferto la lontananza dell’abbandono per accogliere nel suo amore ogni nostra distanza. Perché ciascuno di noi possa dire: nelle mie cadute, nella mia desolazione, (...) pensiamo che Lui è stato abbandonato, tradito, scartato. E lì troviamo Lui". L'amore di Cristo ci spinge a guardare agli scartati di oggi, ai tanti “cristi abbandonati”: popoli sfruttati, bambini, anziani lasciati soli. E il Papa conclude: "Chiediamo oggi questa grazia: di saper amare Gesù abbandonato e di saper amare Gesù in ogni abbandonato, in ogni abbandonata".