Ep. 5 - L'IA tra scuola e algoretica
L’impiego dell’intelligenza artificiale in ambito scolastico e la cosiddetta “algoretica”: l’ultimo episodio di Anime digitali affronta questi due aspetti che possono avere un impatto importante sulla nostra vita. I robot, ricordava Papa Francesco all’udienza generale del 23 dicembre 2020, non possono fare tutto, ma sicuramente, sottolinea il prof. Giovanni Tridente, “l’intelligenza artificiale generativa può essere un’ottima alleata per gli studenti, perché consente un apprendimento personalizzato e un maggiore approfondimento delle tematiche di studio”. Alleata anche per gli insegnanti, soprattutto nella fase preparatoria dei propri corsi.
Nicola Bruno, giornalista esperto di cultura digitale e direttore del progetto “Open the Box” per la cultura digitale a scuola, sottolinea che la sfida oggi è quella di integrare l'intelligenza artificiale generativa alla scuola e all'università, facendo attenzione agli errori in cui, ad esempio, Chat-GPT cade quando gli viene affidato un compito. Pertanto gli strumenti a disposizione vanno usati in modo critico, consapevole e costruttivo. “Non considerarli quindi solo uno mezzo per semplificarsi il lavoro, - afferma Nicola Bruno - ma come un momento di crescita educativa”. La sfida per il settore scolastico è “provare a ideare e a progettare attività educative che non possono essere copiate e incollate, che non possono essere semplicemente generate”.
“Algoretica” per il professor Tridente è “una parola macedonia” che mette insieme algoritmo (che in campo informatico e la procedura matematica per la risoluzione di un problema) ed etica (quel complesso di norme morali e di comportamento pubblico orientate al bene). Un termine usato anche nel 2020 dalla Pontificia Accademia per la Vita durante un Workshop dedicato al “buon algoritmo”, e a margine del quale fu poi firmata la Rome Call for Ai Ethics, il documento che è servito come proposta unitaria per veicolare l’idea di promuovere un’etica delle macchine.
“Quale etica per l'intelligenza artificiale?”: è la domanda da cui scaturisce la riflessione di don Luca Peyron, fondatore e coordinatore del Servizio per l'Apostolato Digitale dell'arcidiocesi di Torino, che invita a ribaltare il punto di vista, non partendo dai pericoli e dai danni che l’AI potrebbe fare, ma concentrandosi sul bene che ne deriva e “sullo scopo umano ultimo” della tecnologia. “Su questa base implementare, inserire sistemi di intelligenza artificiale. Una teleologia – sottolinea - pienamente umana, una tecnologia che concorra ad umanizzarci. Perché la vocazione di noi cattolici più è umana, più è divina”.