Ep. 18 - Carta d'imbarco - Mongolia – 1 settembre 2023
Il racconto del viaggio apostolico di Papa Francesco in Mongolia si apre con una immagine: quella del cielo che irrompe con un azzurro tenue tra montagne e nuvole bianchissime. A cogliere questo primo scorcio del Paese asiatico, esteso cinque volte l’Italia e abitato da tre milioni e mezzo di persone, è il nostro inviato Salvatore Cernuzio che nella capitale Ulaanbaatar vede “il fascino delle cose vecchie ma ricostruite, quelle da non buttare mai via perché conservano un immenso valore”.
Tra i primi incontri, quello con padre Andrés Galvis. Un missionario 42.enne, originario della Colombia, che rappresenta perfettamente la “Baby Church” della Mongolia, la Chiesa bambina con poco più di 1500 battezzati. Un'altra tappa è nella la casa delle suore di Madre Teresa. Sono in 4 e ogni giorno, nel distretto periferico di Darekh, assistono anziani malati, disabili paraplegici. Padre Ernesto Viscardi, da 19 anni in Mongolia, scherza poi sul fatto che il 2 settembre, in occasione dell’incontro con il clero nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, i cattolici della Mongolia si faranno una foto tutti insieme: “sarà la prima volta che una Chiesa entra tutta in una foto”.
Nelle ultime riflessioni su questo primo giorno del nostro inviato ad Ulaanbaatar riecheggiano le parole di Papa Francesco che, nel volo di andata da Roma, ha esortato a riflettere sul silenzio. E, in particolare, sul valore che il silenzio può assumere in un Paese come la Mongolia: “Andare in Mongolia è andare presso un popolo piccolo in una terra grande”. “Credo che ci farà bene capire questo silenzio, così lungo, così grande”. “La Mongolia si capisce con i sensi".
A cura di Benedetta Capelli, Fabio Colagrande e Amedeo Lomonaco