Ep. 28 - Carta d'imbarco - Port Moresby - 7 settembre 2024
"Quelle grida - Vi-va-Pa-Pa-Fran-cis-co… Vi-va-Pa-Pa-Fran-cis-co - le ho iniziate a sentire già metri prima di entrare nella Caritas Technical Secondary School di Port Moresby, oggi pomeriggio. Una collega, arrivata in anticipo, mi aveva avvertito che c’era molto chiasso fuori da questo istituto fondato dalle suore della Carità di Gesù: centinaia di bambini e ragazzi che aspettavano il Papa che lì andava ad incontrare i disabili, poveri, senza casa o prospettive assistiti e curati da Street Ministry e Callan Services, due realtà caritative dell’arcidiocesi papuana che forniscono, la prima, aiuto, istruzione e beni di prima necessità a tutti i minori altrimenti vagabondi per le strade; la seconda, invece servizi per bambini e adulti con disabilità. Ma appena arrivato in macchina mi è girata la testa. Più che altro perché non sapevo cosa guardare per primo...".
Così, il nostro inviato Salvatore Cernuzio, al seguito di Papa Francesco impegnato nel suo 45mo viaggio apostolico, descrive uno dei momenti più intensi della seconda giornata del Pontefice a Port Moresby, Papua Nuova Guinea, la prima tappa in Oceania di questo viaggio internazionale. "Copricapi piumati, collane di perline bicolore, bastoni di legno, tamburi di pelle, gonne di paglia, bracciali con foglie di banano. Poi cori e canti in inglese e spagnolo, grida di esultanza, piedi che battono per terra, fianchi che ondeggiano, braccia che disegnano cerchi nell’aria. La Papua Nuova Guinea in tutta la sua bellezza e ricchezza di costumi, riti e tradizioni si era preparata massiccia per onorare il Papa".
A colpire il nostro inviato è l'incontro tra Francesco, i bambini e le loro mamme nella scuola della capitale del Paese. "Siete speciali, gli ha detto il Papa. Speciali come lo sono solo i figli di un Dio che è morto e risorto per tutti, a cominciare dai più umili. Che lezione di Vangelo che è stata oggi. Mi hanno fatto piangere e ridere, mannaggia, quando al momento della foto di gruppo hanno sommerso il Papa con le loro piume, paglie e perline, le braccia e le gambe nude dipinte, gli si sono stretti intorno scavalcando gendarmi e monsignori".
"E poi di nuovo i malati, uno in barella… quelle carezze, i cori su entrambi gli spalti, i Rosari alle loro assistenti e ai loro parenti, un flusso continuo di caramelle: ogni volta che il Papa sembrava aver finito, se ne presentavano altri dieci. I bambini, il futuro della società e della Chiesa della Papua Nuova Guinea. Una Chiesa totalmente differente da quella occidentale, forse acerba, forse troppo legata a riti ancestrali e pratiche naturali, ma sempre Chiesa".
"Al clero di questa porzione di terra dell’Oceania il Papa ha dato raccomandazioni ben precise: essere una Chiesa casa accogliente, dedita ai poveri, alle periferie, scevra da superstizioni ma ricolma di compassione e tenerezza. Valgono per la Papua, valgono per Roma, valgono per tutto il mondo".