Ep. 29 - Carta d'imbarco - Port Moresby - Vanimo - 8 settembre 2024
“Non è difficile capire perché Francesco si è voluto imbarcare per un giorno su un C130 dell’Air Force australiana per arrivare al nord ovest della Papua in questa zona costiera dove più avanti c’è l’Indonesia e, poco prima, la giunga più profonda. La ragione era andare a vedere con i suoi occhi quello che combinano 4 missionari suoi conterranei in missione da decenni in queste terre, alle prese con migliaia di persone, anche quelle che risiedono nella foresta, isolati dal mondo e dal suo sviluppo”. È il racconto della tappa del Papa a Vanimo, nel secondo giorno di visita, da parte del nostro inviato Salvatore Cernuzio, qui Francesco ha incontrato prima di tutto padre Martin Prado, sacerdote dell’Istituto del Verbo Incarnato.
“Nessuna enfasi, nessun abbraccio particolare ma uno sguardo: quello tra l’87 enne Pontefice argentino, pellegrino ai confini della Terra, e il prete 35 enne, anche lui argentino, due vecchi amici che si rivedono. ‘Eccoti’, poche parole, due baci sulle guance. L’espressione del Papa dice tutto. Dice cioè di esserci riuscito in questa missione, di essere arrivato alla soglia degli 88 anni a recarsi in questi luoghi sperduti per far vedere al suo amico e ai confratelli che lui c’è e li sostiene”.
“In tutta Vanimo - racconta Salvatore Cernuzio - sono circa 42 mila gli abitanti, 20 mila erano dal Papa rappresentati da alcuni testimoni scelti, tra cui Maria Josepha, violinista in erba, che piangendo ha raccontato il suo riscatto attraverso la musica”. Lei gli fatto indossare un copricapo piumato, simbolo della massima autorità. “Non c’era uno spazio vuoto nei 6 km che hanno accompagnato Francesco da Vanimo a Baro, villaggio a 6 km, cuore dell’apostolato dei missionari. Il Papa è andato a visitare la Holy Trinity Humanistic school, istituto fondato dai missionari negli anni ’60 che tra elementari e medie, qui ha salutato i bambini, in particolare due non vedenti che gli hanno consegnato collane di piume e pelliccia e barche di legno.
“Vorrei solo esprimere la gratitudine – sottolinea il nostro inviato - per avere l’opportunità di vedere tramite questi viaggi quanto è grande la creazione fatta da Dio nel mondo: quanta ricchezza, quanta complessità, quanta pienezza. E quanto è grande anche la Chiesa, madre dei popoli e non azienda o casa di scandali come molti vogliono dipingerla. È la Chiesa rappresentata da un missionario con la barbetta mio coetaneo che lascia la famiglia per andare a portare il Vangelo alle tribù con due monaci e un altro prete. È la Chiesa di un Papa che, nella sua geniale visione geopolitica, con evidenti problemi motori, percorre chilometri e chilometri, solo per dire: io ci sono, sto accanto a voi”.