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Cuore artificiale senza fili esterni. I primi esperimenti in Kazakistan

Sono stati pubblicati pochi giorni fa sulla rivista americana “Journal of Heart and Lung Transplantation” i risultati di una sperimentazione clinica effettuata ad Astana in Kazakhstan. A due pazienti di 51 e 24 anni è stato impiantato un cuore artificiale parziale senza cavi né batterie esterne. Ha un’autonomia di circa 8 ore e riduce notevolmente il rischio di infezioni, oltre che rendere il paziente libero di muoversi. A questa sperimentazione, che ha visto protagonisti il professor Yuri Pya di Astana e il professor Ivan Netuka di Praga, ha partecipato il professor Massimo Massetti, direttore dell’Area Cardiovascolare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e Ordinario di Cardiochirurgia alla Cattolica. “E’ un progetto che data già da molto tempo anche perché era un obiettivo che tutti i gruppi del mondo che lavorano nell’ambito della terapia dell’insufficienza cardiaca avevano finalizzato. Questo studio – dice il professor Massetti – è partito, innanzitutto, da un aspetto tecnologico. Questa tecnologia è stata messa a punto da una società in Israele. Sono ingegneri che hanno provato la possibilità di trasferire l’energia elettromagnetica dall’esterno all’interno del torace senza un cavo di comunicazione. E questo permette ad una batteria interna di essere ricaricata e di far funzionare questo cuore artificiale parziale. Fino ad oggi – prosegue il cardiochirurgo – questi dispositivi di assistenza al cuore venivano impiantati con un cavo che usciva dall’addome ed era collegato a delle batterie esterne, e questo causava un rischio di infezioni importanti. E, soprattutto, una problematica di qualità di vita perché i pazienti andavano in giro con queste borsette all’interno delle quali c’erano le batterie. Quindi, non potevano fare la doccia, non potevano nuotare, non potevano fare tante attività. E poi, psicologicamente, era problematico. Grazie a questa tecnologia il paziente ha all’interno del suo torace questo supporto che aiuta il cuore a funzionare e le batterie vengono ricaricate attraverso un sistema che non prevede cavi. Per alcune ore viene ricaricato attraverso una cintura esterna, poi il paziente è libero di muoversi”.

Dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù i dati che si riferiscono all’attività del 2018 di “Lucy”, la linea telefonica di aiuto neuropsichiatrico che risponde a quesiti per la gestione delle difficoltà di natura psicologica e psichiatrica come disturbi alimentari, comportamenti aggressivi e conflittualità genitoriale. Specialisti del campo rispondono h24 tutti i giorni al numero: 06.68592265. Lo scorso anno le richieste di consulenze sono stata oltre 1700, come racconta il professor Stefano Vicari, responsabile dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico romano.
 

21 febbraio 2019