Emigrazione dai Balcani, un forte elemento d'instabilità per la regione.
Dalla Repubblica della Macedonia del Nord fino all'estremo settentrione dell'Europa balcanica l'elemento che caratterizza tutta la regione è il vertiginoso calo demografico. Un fenomeno iniziato alcuni decenni fa - e tutt'ora in corso - causato soprattutto dai forti flussi migratori verso l'Unione europea. I censimenti più recenti del 2021, i cui dati non sono ancora definitivi, indicano ad esempio un calo del 10% nella popolazione della Macedonia del Nord (oggi pari a poco meno di due milioni) nel corso degli ultimi vent'anni; meno 10% anche per la Croazia, che entro la fine del secolo potrebbe ritrovarsi con solo 2,5 milioni di abitanti; stessa situazione per l'Albania che ha perso il 37% della popolazione negli ultimi 30 anni. La Serbia, del resto, ha centinaia di migliaia di cittadini residenti all'estero, tra i quali si stimano almeno 10mila medici. Nel 2050 la Bulgaria si ritroverà probabilmente con una popolazione del 39% inferiore a quella del 1990. Più difficili i conti in paesi come la Bosnia-Herzegovina dove da tempo non si fanno censimenti e dove il mosaico nazionale rende difficile un conteggio preciso. La forte emigrazione dalla regione, il calo demografico e l'inesistente immigrazione stanno dando vita in questi paesi a un circolo vizioso che avrà ripercussioni economiche inevitabili, con un possibile aggravamento delle condizioni politiche che spingono così tante persone a lascira ei paesi d'origine. Un quadro che ad oggi l'Unione europea non sembra avere preso troppo in considerazione, ma le cui ricadute negative potrebbero presto farsi sentire.
Ospiti della trasmissione.
Giovanni Vale - corrispondente da Zagabria dell'Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa
Luca Leone - direttore editoriale di Infinitoedizioni e coautore del libro "Dayton 1995".
Silvio Ziliotto - membro della presidenza Acli milanesi con delega alle relazioni internazionali
Conduce: Stefano Leszczynski