Ep. 3 - “Un fulmine a ciel sereno: la rinuncia”
Sono le 11.45 dell’11 febbraio 2013. Nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico il cardinale decano Angelo Sodano rivolge queste parole a Papa Benedetto XVI: ”Santità, amato e venerato successore di Pietro, come un fulmine a ciel sereno, ha risuonato in quest’aula il suo commosso messaggio”. Poco prima, Benedetto XVI aveva annunciato in latino al Collegio cardinalizio la sua rinuncia: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”.
In certi momenti della vita, sottolinea il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, “una persona deve essere consapevole che il suo ministero non può essere più ben esercitato se non ha più le forze, le caratteristiche e le competenze. In questa luce, allora, si può spiegare una parte della sua decisione”. In una lettera al suo biografo Peter Seewald, inviata poche settimane prima della sua morte, Benedetto racconterà in particolare di essere tormentato fin dalla sua elezione da un’insonnia divenuta col tempo incurabile. Al Papa mancano dunque le forze per svolgere il suo servizio. È quanto ricorda anche Elio Guerriero, scrittore e teologo, biografo di Benedetto XVI: “Quando si è reso conto di non poter più svolgere questo servizio ha dato le sue dimissioni. Quindi è un gesto di fedeltà all'intera sua vita e nello stesso tempo a Dio che l'aveva chiamato in questo cammino”.
L’allora vaticanista dell’Ansa, Giovanna Chirri, è passata alla storia come la prima a lanciare in rete la notizia della rinuncia con un flash alle 11.46: il Papa lascia il Pontificato. “Non mi aspettavo una notizia del genere, quindi non ero pronta neanche ad accettarla, cioè a credere alle mie orecchie”. Un gesto inaspettato che però Benedetto aveva messo in conto, aggiunge Valentina Alazraki, già corrispondente in Italia per il network messicano Televisa. Per John Allen, corrispondente dal Vaticano per il quindicinale statunitense National Catholic Reporter, è “un gesto di umiltà, di disponibilità per una nuova stagione per la Chiesa”. Padre Federico Lombardi, allora direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ricorda così quel giorno: “io non fui colto di sorpresa, anche se mi resi ben conto dell'emozione che ciò suscitava in me, naturalmente, ma anche in tutto il popolo cristiano che non se lo aspettava”.
Non tutti sono dunque sorpresi dalla rinuncia del Papa, decisa “in piena libertà e per il bene della Chiesa”. Tra i primi a conoscere questa scelta, fatta nei mesi precedenti, è il segretario particolare del Papa, l’arcivescovo Georg Gänswein: “Mi aveva preannunciato questa decisione. Io sono stato tra i primi che hanno cercato di dissuaderlo. E lui mi ha risposto con nettezza: Non chiedo un suo parere, ma comunico una mia decisione”. Una delle poche persone cui la decisione fu comunicata in anteprima è stato l’allora presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Il 4 febbraio, subito prima del concerto offerto in Aula Paolo VI dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, per l’84.mo anniversario dei Patti lateranensi, Benedetto annuncia riservatamente al Capo di Stato italiano la sua decisione di dimettersi: “Credo che il suo sia stato un gesto di straordinario coraggio e di straordinario senso di responsabilità”.
Un gesto straordinario, anche per Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano: “Letto alla luce del Vangelo, penso che sia stato un gesto profondamente cristiano. Papa Benedetto ha desacralizzato anche il suo stesso potere, il potere ecclesiale”. Andrea Tornielli, direttore editoriale Dicastero per la Comunicazione, osserva che il gesto della rinuncia è stato un evento storico, perché “mai fino all’11 febbraio 2013 un Papa, nella storia bimillenaria della Chiesa, aveva deciso di rinunciare al pontificato per motivi di anzianità”. Fino a quel giorno, l’ipotesi di una rinuncia papale era semplicemente considerata una possibilità. “La scelta di Benedetto XVI di rinunciare invece ha reso un caso ipotetico un caso reale”, spiega don Roberto Regoli, storico della Chiesa.
Meno di due anni prima della sua rinuncia, il 28 aprile 2009, Benedetto XVI si era recato all’Aquila, in visita alle zone terremotate dell’Abruzzo. Era entrato attraverso la Porta Santa nella Basilica di Collemaggio, scoperchiata dalle scosse, e aveva venerato l’urna di Papa Celestino V, deponendovi come omaggio il Pallio, la stola di lana bianca che gli era stata imposta nella celebrazione di inizio Pontificato. Un gesto compiuto da Benedetto sulle spoglie del Santo eremita Pietro del Morrone, ricordato come il sesto Pontefice nella storia a rinunciare al Ministero petrino, il 13 dicembre 1294. Settecento anni prima di Benedetto.