In prima linea - mattina prima parte 24.03.2020
La pandemia di coronavirus è un tempo difficile per i credenti privati dell'Eucarestia, delle celebrazioni religiose e spesso impossibilitati a frequentare le chiese. Eppure, questo momento di privazione e di domicilio coatto può essere opportuno per riscoprire la spiritualità laicale e sviluppare una particolare attenzione alla propria vita interiore e alle relazioni con i propri familiari. "La Chiesa italiana non a cuor leggero ha deciso la sospensione delle celebrazoni e la chiusura di alcuni edifici di culto perché per noi cattolici è il tempo della responsabilità", commenta don Francesco Cosentino, teologo e scrittore. "Pur nella sofferenza della privazione dei sacramenti ricordiamo che essere alla sequela di Gesù non si esaurisce nella partecipazione alla Messa. In particolare per la vocazione laicale la fede comporta una serie di atteggiamenti che hanno nella celebrazione eucaristica culmine e fondamento ma non si esauriscono in essa". In una lettera 'Da alcune giovani claustrali di Italia all'Italia giovane in clausura' un gruppo di contemplative claustrali invita, in un momento in cui si è obbligati a stare chiusi in casa, a restare attenti alle persone con cui si vive e a ciò che conta veramente.
Con noi:
Don Francesco Cosentino, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana, officiale della Congregazione per il clero
Suor Paola delle cappuccine di Napoli, neoprofessa
Conduce:
Fabio Colagrande