Cerca

Libia: la fabbrica della tortura, ignorata per scelta

Medici per i Diritti Umani ha da poco pubblicato un rapporto che documenta attraverso testimonianze dirette e verificate l'enorme macchina di sfruttamento messa a punto in territorio libico da chi gestisce, in maniera lecita o criminale, i centri di detenzione dei migranti. La fabbrica della tortura in Libia lavora a pieno regime da molti anni. Il rapporto di MEDU prende in considerazione gli ultimi sei anni. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni stimava nel 2019 almeno 636.000 migranti presenti in Libia. I centri di detenzione, che secondo i più recenti accordi tra Roma e Tripoli dovrebbero essere dei 'centri di accoglienza', sono luoghi disumani dove ogni sorta di sevizia e tortura è concessa ai carcerieri. Le vittime sono giovani uomini e giovani donne per i quali la morte rappresenta una sorta di liberazione. Più della traversata del Mediterraneo su gommoni votati al naufragio, temono l'intervento della Guardia costiera libica che li riporta indietro, all'inferno. Il tutto avviene nel silenzio complice degli Stati europei e nel silenzio ovattato dell'emergenza sanitaria attuale. Il testo del rapporto e le testimonianze possono essere lette qui: https://mediciperidirittiumani.org/medu/wp-content/uploads/2020/03/marzo_medu_2020_it_web.pdf 

Nella puntata condotta da Stefano Leszczynski intervengono Alberto Barbieri, coordinatore nazionale di Medici per i Diritti Umani e Enrico Casale, giornalista esperto di Africa.

23 marzo 2020