Bergamo, un prete in clinica: mi riconoscono dal segno della croce
"Quando passo nelle corsie a benedire i malati sono vestito come un infermiere. Ho una croce fatta col pennarello fatta sul camice monouso e la mascherina. Riconoscono che sono il cappellano solo quando faccio il segno della croce". La testimonianza è di don Claudio Del Monte, parroco della Malpensata, quartiere di Bergamo, che in questi giorni di pandemia aiuta il cappellano di una clinica privata nella città italiana più colpita dal virus Covid-19. "Per me è un'esperienza commovente ma anche edificante. Noi sacerdoti cerchiamo di fare squadra con gli operatori sanitari", spiega il parroco bergamasco. "L'accesso dei familiari non è consentito e i malati tra di loro hanno difficoltà a comunicare per le mascherine o i dispositivi per l'ossigeno. Così medici e infermieri svolgono un gran lavoro di prossimità e vicinanza, tenendo anche informati i familiari a casa". "La città ha reagito con compostezza al dramma dell'epidemia. Siamo bergamaschi: gente che non è abituata a piangersi addosso ma a darsi da fare. Si è visto con l'allestimento in dieci giorni dell'ospedale da campo degli alpini realizzato con l'aiuto di Confartigianato, un vero e proprio miracolo".
Con noi:
Don Claudio Del Monte parroco della Malpensata, quartiere di Bergamo
Giulia Rocchi, studentessa universitaria a Bergamo, volontaria in diocesi per portare spesa e farmaci a persone anziane e fragili
Conduce:
Fabio Colagrande