Moni Ovadia: appello per un mondo giusto
Intervista all'attore di origini ebraiche, che condivide la preoccupazione per chi è privato della dignità del vivere e maggiormente soffre la crisi globale generata dalla pandemia. "Il mio grazie a Papa Francesco che continua a dimostrare di avere una visione molto articolata dell'altro e a ribadire che il mondo si salva attraverso una alleanza tra generazioni". Da Milano, dove vive dedicandosi molto allo studio in questo periodo, Moni Ovadia mette a fuoco gi aspetti con cui dobbiamo fare i conti, dopo la pandemia e leva un grido di denuncia: "Questo mondo, che si chiama mondo libero, non è affatto basato né sulla libertà né sulla democrazia. E' basato sui privilegi, sulla corruzione, sui traffici della malavita... Tutto questo produce disperazione per gli ultimi. Chiudetevi in casa... e quelli che non ce l'hanno una casa? E coloro che lavorano nelle campagne come schiavi? Perché non c'è altra parola, non si può attenuare il linguaggio sulla questione della schiavitù. Le donne, in particolare, subiscono violenze e ricatti di ogni tipo. E' un mondo infame che si fonda su quella che – come ha detto Papa Francesco nella Laudato Sì – è una economia di morte. Si basa sullo sconcio privilegio di uomini che hanno ricchezze smisurate e sulla miseria e il lavoro precario e l'infelicità di folle di esseri umani. Io credo che una società che non sa proteggere i propri anziani e i propri bimbi non è degna di essere chiamata civile. Il coronavirus una cosa l'ha mostrata: la ontogenetica e ontologica fragilità dell'essere umano. Sarebbe ora, dunque, di cominciare a costruire una società altra a partire proprio dalla fragilità, non dalla forza, dalla prepotenza, non dallo smisurato arricchimento."
conduce:
Antonella Palermo