Le sfide del lavoro al tempo dello smartworking
Oggi in Italia l’avvio della fase2 che ha riportato nei luoghi di lavoro almeno 4 milioni di persone. A fare da contraltare a questo dato c’è però quello dei milioni di lavoratori che pur rimanendo a casa per l’emergenza sanitaria hanno continuato a lavorare da remoto. Una modalità che viene sostenuta dal governo, anche perché circa l’80% dei dipendenti della PA è delocalizzato in smart working, e che anche le imprese dimostrano di non disprezzare. Tutti quelli che hanno potuto far lavorare i dipendenti da casa lo hanno fatto e potrebbero anche non tornare indietro. Tutto questo però apre dei nuovi scenari per quanto riguarda la tutela del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Ne parliamo con Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl.
La necessità di affrontare l'emergenza sanitaria in maniera efficace ha imposto forti limitazioni alle libertà personali. Una condizione che molti cittadini degli Stati a tradizione democratica hanno accettato con disciplina e senso di responsabilità. Eppure, in molti hanno paventato il rischio che le misure di emergenza attuate dai governi possano sfuggire di mano e intaccare in maniera irreparabile la sfera dei diritti fondamentali. La condizione irrinunciabile perché questo rischio non si concretizzi - spiega Marco Mascia, titolare della cattedra UNESCO "Diritti umani, democrazia e pace" è l'indicazione
da parte delle autoritàdi un chiaro orizzonte temporale entro cui cessare le misure d'emergenza. Una condizione che non si pò dare affatto per scontata, neppure nell'Occidente democratico.
Ospiti:
Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl
Marco Mascia - titolare della Cattedra Unesco “Diritti umani, democrazia e Pace" del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova