Viaggio nelle carceri dimenticate, dove il coronavirus è una pena aggiuntiva
Nel carcere di Los Llanos a Guanare, in Venezuela, una protesta scatenata dalla fame e dalle insostenibili condizioni di vita è stata repressa nel sangue. Oltre 50 detenuti sono stati uccisi dai militari che hanno sparato contro gli uomini ammassati ai cancelli del carcere. Le testimonianze riferiscono di prigionieri ridotti a mangiare topi e insetti, con le poche derrate alimentari portate dai parenti e sequestrate da agenti di custodia, anch'essi affamati per la situazione catastrofica del paese. I corpi dei detenuti uccisi sono stati ammassati all'esterno del carcere perché i parenti li potessero recuperare e seppellire. Ma questo non è che un esempio della realtà sconcertante che si sta vivendo quotidianamente in molte strutture carcerarie nel mondo, anche in quelle regioni in cui lo stato di diritto viene spesso dato per scontato. Ne abbiamo parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
L'Alto Comitato per la Fratellanza Umana, composto da capi religiosi che si ispirano al documento firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar, ha esortato i fedeli di tutte le religioni a dedicare la giornata del 14 maggio ad un momento di raccoglimento, preghiera e digiuno per implorare Dio ad aiutare l'umanità a superare la pandemia da coronavirus. Sull'importanza di questa iniziativa Francesca Sabatinelli ha raccolto la testimonianza di Cenap Aydin, direttore dell'Istituto Tevere, centro di dialogo interculturale e interreligioso di Roma.
Conduce: Stefano Leszczynski