Il film di Pupi Avati su "Dante" provoca i giovani a risvegliare i loro sogni
"La mia costituzione personale è il Discorso della Montagna, le Beatitudini: quello è il punto a cui dovremmo tendere". Quello è anche il modo migliore quando insegno nelle scuole per raggiungere coloro che si sentono più inadeguati, gli ultimi: "quando riesco a dar loro il coraggio per affrontare un testo, sono quasi sempre i migliori, sono coloro che hanno qualcosa di non detto da comunicare. Dante è l'espressione massima di come si possa accedere alla poesia attraverso il dolore". Così Pupi Avati, il noto regista, nel podcast entra nel senso più profondo dell'iniziativa del cineforum per le scuole secondarie, realizzata dall'associazione "Non si Tocca la Famiglia". Mercoledì 31 maggio, nella sala della Protomoteca al Campidoglio, decine di studenti hanno assistito alla proiezione del film "Dante" di Avati nell'ambito di un percorso costituito anche da elaborati e riflessioni, che punta a offrire ai ragazzi modelli di vita ispirati alla libertà, alla bellezza e all'affettività, in una parola a ideali appassionanti.
Nell'intervista Pupi Avati affronta anche il tema dell'omologazione al pensiero diffuso per cui i giovani hanno paura di non assomigliare agli altri e sull'importanza del cinema per l'educazione. Sul progetto si sofferma anche il sottosegretario all'Istruzione, Paola Frassinetti, intervenuta all'incontro, sottolineando che c'è bisogno di profondità: serve accrescimento della cultura e la cultura classica e umanistica deve essere il faro della nostra identità. "Parlare di Dante - afferma - e farlo attraverso un film con tratti artistici di alto livello, non può che fare bene a questa generazione".
Conduce: Debora Donnini