Ep. 57 - Golgota (Eloì, Eloì, lemà sabactàni)
I soldati caricano sulle sue spalle di Gesù il “patibulum”, il braccio orizzontale della croce. Dei tre condannati, lui è quello che fa più fatica a sostenere la pesante trave, a motivo delle torture che gli erano state appena inflitte. La lenta processione lascia la fortezza Antonia per dirigersi al luogo dell’esecuzione, subito fuori le mura della città. Maria guarda in lontananza quella scena crudele.
Le strade della città sono piene fino all’inverosimile. Gesù è stremato, disidratato. Più volte cade a terra, vinto dal peso del patibolo. Costringono allora a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna. Ad una curva della strada,viene loro incontro una donna minuta. Portava in una mano un grosso bicchiere di terracotta colmo di vino aromatico e nell’altra un quadrato di stoffa bianca della dimensione di un velo. Gesù non vuole bere, ma afferra il velo e si asciuga il volto lasciando la stoffa macchiata di sangue con l’impronta della sua faccia.
Giungono dunque al luogo del Golgota, che significa “Luogo del cranio”. Lì sono già infissi gli “stipes” cioè i robusti pali verticali delle tre croci. I soldati spogliano Gesù della tunica, lo stendono a terra con le braccia sul patibolo. Estraggono da una sacca dei chiodi pesanti e lunghissimi. Mentre si accaniscono su di lui, Gesù ripete: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Dopo averlo inchiodato sul patibolo, issano Gesù sull’albero verticale della croce. Dopo di lui sono crocifissi Disma, alla sua destra, e Gesta, alla sua sinistra.
Quest’ultimo prende a insultare Gesù: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. Ma dall’altra parte, Disma, l’altro ladrone lo rimprovera e dice: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunge: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli risponde: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.
Stanno presso la croce sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, dice alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi dice al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora Giovanni accoglie Maria con sé. Alle tre del pomeriggio, Gesù grida a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Poi, dando un forte grido, muore. Il suo cuore si spacca. Il capo cade reclinato sul lato sinistro.
Nel frattempo, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, chiede a Pilato il corpo di Gesù. Il governatore glielo concede. Giuseppe prese il corpo di Gesù. Arriva anche Nicodemo e porta circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Avvolgono il corpo di Gesù con teli, insieme ad aromi. Accanto al luogo dove era stato crocifisso, c’è un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. È una tomba nobile. Depongono il corpo sulla lastra di roccia.