Ep. 25 - Papale papale - "Peccato"
Giovanni XXIII, radiomessaggio 28 marzo 1959
La fonte di gioia è nel Cristo Risorto, che affranca gli uomini dalla schiavitù del peccato, e li invita ad essere con Lui una nuova creatura, nell'attesa dell'eternità beata. Con quale forza penetrante risuoneranno tra poco le parole dell'Epistola della Messa : « Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, sedente alla destra di Dio; abbiate pensiero delle cose di lassù, non di quelle della terra. Poiché siete morti, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, che è la vostra vita, comparirà, allora anche voi comparirete con Lui nella gloria ». In tutto il tempo pasquale la Chiesa farà risuonare il festoso annunzio: « Surrexit Dominus vere! ». Il Signore è veramente risorto! Questo si deve dire anche di ciascuno dei suoi fratelli: « Surrexit vere! ». É veramente risorto chi era in peccato! Sono risorti i dubbiosi, i diffidenti, i paurosi, i tiepidi ! Sono risorti i tribolati, i dolenti, gli oppressi, i miseri ! Questo è l'augurio che Noi vi facciamo, diletti figli, con l'affetto paterno del Nostro cuore, che racchiude in sé le gioie e le prove di tutti coloro, che la misericordia di Dio Ci ha affidati
Paolo VI, Santa Messa nella Basilica Vaticana 8 febbraio 1978
La negazione di Dio o la perdita del senso vivo della sua presenza hanno indotto molti contemporanei a dare del peccato interpretazioni, a volta a volta, sociologiche, psicologiche, esistenzialistiche, evoluzionistiche, le quali tutte hanno in comune la caratteristica di svuotare il peccato della sua tragica serietà. Non così la Rivelazione, che lo presenta invece come una spaventosa realtà, di fronte alla quale ogni altro male temporale risulta sempre di secondaria importanza. Nel peccato, infatti, l’uomo infrange «il debito ordine in rapporto al suo ultimo fine e al tempo stesso tutto il suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e verso tutte le cose create» (Gaudium et Spes, 13). Il peccato segna il fallimento radicale dell’uomo, la ribellione a Dio che è la Vita, un «estinguere lo Spirito» (Cfr. 1 Thess. 5, 19); e perciò la morte non ne è che l’esterna, più vistosa manifestazione.
Giovanni Paolo II, Angelus 23 febbraio 1986
Il peccato è contro Dio. È contro la sua volontà e la sua santità. Non è conforme ad essa e offende Dio. E in pari tempo è un dramma che si svolge tra Dio e l’uomo. Il peccato non è indifferente a Dio.
(...) Ma anche se il mio peccato è contro Dio, Dio non è contro di me! Nel momento della tensione interiore della coscienza umana, Dio non proclama la sua sentenza. Non condanna. Dio aspetta perché io mi rivolga a lui come alla Giustizia amorosa, come al Padre, nel modo che insegna la parabola del figlio prodigo. Perché “riveli” a lui il peccato. E mi affidi a lui. In questo modo, dall’esame di coscienza passiamo a ciò che costituisce la sostanza stessa della conversione e della riconciliazione con Dio.
Francesco, udienza generale 30 marzo 2016
Dice il Salmista:
«Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
[…]
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno» (vv. 12.15).
Cari fratelli e sorelle, il perdono di Dio è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, ed è il segno più grande della sua misericordia. Un dono che ogni peccatore perdonato è chiamato a condividere con ogni fratello e sorella che incontra. Tutti coloro che il Signore ci ha posto accanto, i familiari, gli amici, i colleghi, i parrocchiani… tutti sono, come noi, bisognosi della misericordia di Dio. È bello essere perdonato, ma anche tu, se vuoi essere perdonato, perdona a tua volta. Perdona!