Ep. 7 - Papale papale - "Segreto"
Giovanni XXIII, Messaggio Urbi et Orbi 25 dicembre 1959
L'Angelo ha dato ai pastori veglianti la lieta novella.. « Vi annunzio una grande allegrezza, che avrà tutto il popolo: perchè è nato oggi a voi un Salvatore, che è il Cristo Signore » [2].
Qui sta il segreto della vera letizia, quella che non si può trovare nel rumore dell'esultanza mondana: quella che nulla, neppure la tribolazione, può estinguere: e cioè la gioia di sapersi redenti, di avere in Gesù il nostro fratello, amabile e buono, di essere stati fatti in Lui partecipi della natura divina [3], elevati ad una stretta comunanza di vita con Dio. Figliuoli carissimi, la gioia di questo giorno, intessuta di profonda riconoscenza al Signore, vi accompagni per tutto il nuovo anno, e non vi abbandoni mai. Ed infine un augurio di pace. È il canto immortale dei celesti messaggeri nella notte santa.
Paolo VI, visita alla città di Pomezia 29 agosto 1965
Perché sono venuto? Quali sono i motivi che mi hanno indotto a venire tra voi?
La prima ragione, tanto ovvia, ma che ha un segreto profondo, è questa: perché voi mi avete invitato. Voi mi avete chiamato; ed io penso che questo vostro invito non sia mosso semplicemente dalla curiosità o dalla singolarità di avere il Papa accanto a voi. La filiale richiesta indica che, nell’intimo delle vostre anime, c’è un’attesa, una dolce pretesa, anzi. Esiste una necessità: quella che qualcuno venga a dirvi ciò che altri non può; che venga il Papa a parlarvi di un segreto che altri non sanno svelarvi. Voi sentite nel vostro cuore un bisogno di cui forse non riuscite nemmeno a identificare l’aspirazione dicendo: se viene Lui, se viene il Papa, avremo certamente qualche, consolazione e visione sulla nostra esistenza. Ebbene, carissimi, questa ragione è valida. Io sono venuto veramente per ascoltarvi, più che per parlarvi.
Giovanni Paolo II, udienza generale, 28 febbraio 1979
“Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti... per essere lodati dagli uomini...; non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
“Quando pregate, non siate simili agli ipocriti... per essere visti dagli uomini..., ma... entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
“E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti... (ma) profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,2-6). Quindi il primo e principale significato della penitenza è interiore, spirituale. Il principale sforzo della penitenza consiste “nell’entrare in se stesso”, nella propria entità più profonda, entrare in questa dimensione della propria umanità in cui, in un certo senso, ci attende Dio.
Francesco, Messa nella Solennità di Pentecoste 31 maggio 2020
Giungiamo finalmente a capire qual è il segreto dell’unità, il segreto dello Spirito. Il segreto dell’unità nella Chiesa, il segreto dello Spirito è il dono. Perché Egli è dono, vive donandosi e in questo modo ci tiene insieme, facendoci partecipi dello stesso dono. È importante credere che Dio è dono, che non si comporta prendendo, ma donando. Perché è importante? Perché da come intendiamo Dio dipende il nostro modo di essere credenti. Se abbiamo in mente un Dio che prende, che si impone, anche noi vorremo prendere e imporci: occupare spazi, reclamare rilevanza, cercare potere. Ma se abbiamo nel cuore Dio che è dono, tutto cambia.