Ep. 29 - Papale papale - "Defunti"
Paolo VI, Angelus 2 novembre 1969
Dove sono i nostri defunti? E dove siamo noi, destinati alla medesima sorte? La paura, la desolazione ci prenderebbe, se non avessimo in mano la nostra lampada, la lampada della fede, che ci rischiara l’immenso vuoto notturno del regno della morte. Noi vorremmo oggi accendere in ognuno di voi questa lampada. Subito una costellazione di scintille riempie la nostra oscurità; una moltitudine di anime ardenti della stessa luce si rivela d’intorno a noi: è la comunione dei Santi, cioè della Chiesa credente e pellegrinante, come una grande processione sospinta verso un’altra moltitudine di stelle lontane, oltre l’abisso del tempo, ma vicine per una stessa comunione di luce, nella Chiesa sofferente nel sonno della pace, dove forse sono ancora i nostri defunti.
Quali immensità, quali profondità avvolgono i nostri destini!
Giovanni Paolo II Angelus 2 novembre 1997
La tradizione della Chiesa ha sempre esortato a pregare per i defunti. Il fondamento della preghiera di suffragio si trova nella comunione del Corpo Mistico. Come ribadisce il Concilio Vaticano II, "la Chiesa pellegrinante sulla terra, ben consapevole di questa comunione di tutto il Corpo Mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti".
Essa pertanto raccomanda la visita ai cimiteri, la cura dei sepolcri e i suffragi come testimonianza di fiduciosa speranza, pur nel dolore per il distacco dai propri cari. La morte non è l'ultima parola sulla sorte umana, poiché l'uomo è destinato ad una vita senza limiti, che trova il suo compimento in Dio.
Benedetto XVI, Angelus 2 novembre 2008
E’ molto importante che noi cristiani viviamo il rapporto con i defunti nella verità della fede, e guardiamo alla morte e all’aldilà nella luce della Rivelazione. Già l’apostolo Paolo, scrivendo alle prime comunità, esortava i fedeli a "non essere tristi come gli altri che non hanno speranza". "Se infatti – scriveva – crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti" (1 Ts 4,13-14). E’ necessario anche oggi evangelizzare la realtà della morte e della vita eterna, realtà particolarmente soggette a credenze superstiziose e a sincretismi, perché la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere.
Francesco Angelus 2 novembre 2014
Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio. A Dio rivolgiamo questa preghiera: «Dio di infinita misericordia, affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l’eternità, dove tu attendi l'intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati. Non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale, per essere giudicati per la felicità o la condanna. Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una completa purificazione. Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’inferno, dove non ci può essere più pentimento.