Ep. 46 - Papale papale -"Fuoco"
Giovanni Paolo II, udienza generale 6 settembre 1989
“Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11; cf. Lc 3, 16). Qui trova anche realizzazione il simbolismo biblico, col quale Dio stesso si è manifestato come la colonna di fuoco che guidava il suo popolo attraverso il deserto (cf. Es 13, 21-22), come parola di fuoco per cui “la montagna (del Sinai) bruciava fino al cuore dei cieli” (Dt 4, 11), come luce nel fuoco (Is 10, 17), come fuoco di ardente gloria nell’amore per Israele (cf. Dt 4, 24). Trova compimento ciò che Cristo stesso ha promesso, quando ha detto di essere venuto ad accendere il fuoco sulla terra (cf. Lc 12, 49), mentre l’Apocalisse dirà di lui che i suoi occhi sono fiammeggianti come un fuoco (cf. Ap 1, 14; 2, 18; 19, 12). Si spiega così che lo Spirito Santo sia inviato nel fuoco (cf. At 2, 3).
Giovanni XXIII, Consacrazione episcopale di 8 presuli 28 ottobre 1960
Lasciamoci dunque penetrare, come gli Apostoli nel giorno della Pentecoste, da questo fuoco trasformatore! Esso brucerà le inevitabili scorie della natura vulnerata dal peccato originale, e indebolita dai nostri peccati personali; esso esalterà nella mente e nella volontà di ognuno, rese più docili e generose, i perenni ideali assegnati alla vocazione sacerdotale, e rispondenti a quel disegno di santificazione universale, che è il testamento supremo di Gesù e la gloria più vera per noi. Che parole sono queste di Gesù: « Rimanete in me, e io in voi. Come il tralcio non può dar frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così neppure voi se non rimarrete in me. Io sono la vite, voi i tralci: se uno rimane in me, ed io in lui, questi porta gran frutto, perché senza di me non potete far nulla ».
Grandi frutti aspetta da noi il Salvatore, che potremo dare in misura sempre più abbondante se resteremo in Lui, bagnati nel suo Sangue Preziosissimo, e infiammati dal suo fuoco d'amore.
Paolo VI, Angelus 6 ottobre 1974
In molte regioni, già irradiate dal cristianesimo, lo spirito cristiano è in una sofferenza, che sa d’insufficienza e d’infedeltà da parte dei «figli del regno», come Cristo ammonì (Cfr. Matth. 8, 11-12); in altre è decisamente ostacolato e soffocato, dramma silenzioso, ma paradossale e segnato da testimonianze eroiche; in altre regioni poi ancora non è arrivato l’annuncio benedetto e profetico per difficoltà di penetrazione e per mancanza di missionari moderni. Il grido di Cristo sembra qui risuonare come un gemito e come un invito: Io sono venuto a portare fuoco sulla terra.
Benedetto XVI, omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2009
Il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. . Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del “dono di Dio” ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce. Dio vuole continuare a donare questo “fuoco” ad ogni generazione umana, e naturalmente è libero di farlo come e quando vuole. Egli è spirito, e lo spirito “soffia dove vuole” (cfr Gv 3,8). C’è però una “via normale” che Dio stesso ha scelto per “gettare il fuoco sulla terra”: questa via è Gesù, il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. A sua volta, Gesù Cristo ha costituito la Chiesa quale suo Corpo mistico, perché ne prolunghi la missione nella storia. “Ricevete lo Spirito Santo” – disse il Signore agli Apostoli la sera della risurrezione, accompagnando quelle parole con un gesto espressivo: “soffiò” su di loro (cfr Gv 20,22).
Francesco, Angelus 14 agosto 2016
Esso - il fuoco - è una forza creatrice che purifica e rinnova, brucia ogni umana miseria, ogni egoismo, ogni peccato, ci trasforma dal di dentro, ci rigenera e ci rende capaci di amare. Gesù desidera che lo Spirito Santo divampi come fuoco nel nostro cuore, perché è solo partendo dal cuore che l’incendio dell’amore divino potrà svilupparsi e far progredire il Regno di Dio.