Ep. 59 - Papale papale -"Betlemme"
Giovanni Paolo II, Angelus 20 dicembre 1987
Nel nostro pellegrinaggio spirituale ci portiamo oggi a Betlemme, presso il santuario della Natività. Da quando i pastori fecero la prima visita a Maria santissima, al neonato Salvatore e a san Giuseppe e “riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro” (Lc 2, 17), quella “mistica grotta”, come la chiamavano i fedeli delle prime generazioni, fu considerata un santuario, celebrato da cristiani e non cristiani. Anche dopo che l’imperatore Adriano, nel 135, la fece coprire con terra di riporto, ordinando che vi fosse piantato un bosco in onore di una divinità pagana, la grotta non fu perduta di vista nella devota frequentazione; sicché quando l’imperatore Costantino ordinò nel 325 i lavori di sbancamento per la costruzione della Basilica, essa fu ritrovata quasi intatta.
Il centro ideale della stupenda Basilica della Natività, l’unica superstite delle tre fatte costruire da quell’imperatore, è la cripta, formata dalla sacra grotta, dove la beata Vergine “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia” (Lc 2, 7).
Pio XII, radiomessaggio natalizio, 24 dicembre 1944
Benignitas et humanitas apparuit Salvatoris nostri Dei (Tit. 3, 4). Già per la sesta volta, dopo l'inizio della orribile guerra, la santa liturgia natalizia saluta con queste parole, spiranti pace serena, la venuta fra noi del Dio Salvatore. L'umile e squallida culla di Betlemme fa convergere verso di sé con indicibile attrattiva il pensiero di tutti i credenti.
Benedetto XVI, Angelus 20 dicembre 2009
“E tu, Betlemme di Efrata, / così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, / da te uscirà per me / colui che deve essere il dominatore in Israele; / le sue origini sono dall’antichità, / dai giorni più remoti” (Mi 5,1). Mille anni prima di Cristo, Betlemme aveva dato i natali al grande re Davide, che le Scritture concordano nel presentare come antenato del Messia. Il Vangelo di Luca narra che Gesù nacque a Betlemme perché Giuseppe, lo sposo di Maria, essendo della “casa di Davide”, dovette recarsi in quella cittadina per il censimento, e proprio in quei giorni Maria diede alla luce Gesù (cfr Lc 2,1-7). In effetti, la stessa profezia di Michea prosegue accennando proprio ad una misteriosa nascita: “Dio li metterà in potere altrui – dice – / fino a quando partorirà colei che deve partorire; / e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele” (Mi 5,2). C’è dunque un disegno divino che comprende e spiega i tempi e i luoghi della venuta del Figlio di Dio nel mondo.
Francesco, Santa Messa nella Solennità del Natale del Signore 24 dicembre 2018
Betlemme: il nome significa casa del pane. In questa “casa” il Signore dà oggi appuntamento all’umanità. Egli sa che abbiamo bisogno di cibo per vivere. Ma sa anche che i nutrimenti del mondo non saziano il cuore. (...) L’uomo è diventato avido e vorace. Avere, riempirsi di cose pare a tanti il senso della vita. Un’insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non hanno pane per vivere.
Betlemme è la svolta per cambiare il corso della storia. Lì Dio, nella casa del pane, nasce in una mangiatoia. Come a dirci: eccomi a voi, come vostro cibo. Non prende, offre da mangiare; non dà qualcosa, ma sé stesso. A Betlemme scopriamo che Dio non è qualcuno che prende la vita, ma Colui che dona la vita.